Caccia agli stranieri stanza per stanza

by redazione | 15 Maggio 2015 9:33

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È caccia agli stranieri, specie se cittadini di Paesi della coalizione Nato, nell’Afghanistan impaurito dalla nuova «offensiva di primavera», lanciata dalla guerriglia talebana lo scorso 24 aprile. Mercoledì sera e sino all’alba di ieri mattina un commando armato ha attaccato il Park Palace guesthouse, noto residence nel centro di Kabul frequentato in preferenza da operatori umanitari, dipendenti delle agenzie internazionali e giornalisti. I morti accertati al momento sarebbero almeno 14, di cui 9 stranieri: tra loro quattro indiani, un americano, un inglese e l’italiano Sandro Abati, 47 anni, originario di Alzano Lombardo, nel bergamasco. Con lui ha perso la vita la fidanzata 27enne di origine kazaka, Aigerim Abdulayeva, avrebbero dovuto sposarsi in luglio.
Secondo alcuni testimoni, è stata una vera «caccia all’uomo mirata a provocare il massimo numero di vittime e durata oltre cinque ore»: uno o più guerriglieri con il mitra spianato avrebbero setacciato l’edificio stanza per stanza, sparando alzo uomo, ma facendo attenzione a risparmiare i proiettili per poter prolungare l’operazione.
Ancora confuse le ricostruzioni. Inizialmente fonti locali avevano parlato di un commando di diversi uomini, di cui almeno uno alla fine si sarebbe fatto saltare in aria. I talebani, che rivendicano l’azione, parlano invece di un solo militante. Un loro portavoce, conosciuto come Zabiullah Mujahid, rivela che sarebbe stata condotta da un uomo armato di kalashnikov, oltre a «esplosivo e diverse bombe a mano». In serata anche la polizia pareva propendere per questa seconda versione. Se ciò fosse confermato, risulterebbe ancora più grave il ritardo delle forze di sicurezza locali, che hanno impiegato un tempo spropositato a giungere sul posto e sprecato poi ancora molte ore prima di mettere in piedi un’effettiva operazione antiterrorismo.
Dall’ufficio del presidente Ashraf Ghani specificano che l’aggressione è cominciata alle 20.30: avrebbe dovuto coincidere con l’inizio del concerto del cantante Eltaf Houssain di fronte ad un folto pubblico, tra cui diversi americani. La polizia è riuscita a porre in salvo 44 ospiti che erano assiepati nel giardino dell’edificio.
Il nuovo massacro torna a mettere l’accento sulla precarietà della presenza degli internazionali in Afghanistan. È dalla fine dell’anno scorso, con il ritiro del grosso del contingente Nato dopo 14 anni di attività, che i leader talebani si dicono decisi a «ripulire» il Paese dagli stranieri, che a loro parere tra l’altro non avrebbero alcuna voce in capitolo nei già deboli negoziati tra loro e il governo Ghani .
Lorenzo Cremonesi
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