Al via l’addestramento Usa di 15mila siriani anti Isis

by redazione | 9 Maggio 2015 11:42

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Saranno 15mila i mili­ziani siriani che nei pros­simi tre anni gli Stati uniti adde­stre­ranno in Gior­da­nia e Tur­chia per com­bat­tere l’Isis e il governo Assad. Il pro­gramma è comin­ciato in que­sti giorni in ter­ri­to­rio gior­dano: l’obiettivo è man­darne il prima pos­si­bile qual­che migliaio in Siria. Una goc­cia nel mare visti i numeri del califfo: ad arruo­larsi al suo fianco sono sem­pre più musul­mani stra­nieri, soprat­tutto europei.

Se è vero che la nazione che occupa il primo posto nella fami­ge­rata lista di “rifor­ni­tore” di jiha­di­sti resta la Tuni­sia (che, nono­stante i seri pro­blemi eco­no­mici e sociali, viene ancora descritta dai media occi­den­tali come il modello riu­scito delle pri­ma­vere arabe), aumenta a dismi­sura la quota di musul­mani, spesso immi­grati di seconda gene­ra­zione, che decide di cer­carsi una nuova iden­tità sotto la ban­diera nera dell’Isis.

Nelle maglie dello Stato Isla­mico ven­gono atti­rati soprat­tutto gra­zie ai social net­work: così molti dei 6mila mili­ziani dell’Isis di ori­gine euro­pea sono finiti a com­bat­tere in Siria e Iraq. Si tratta per lo più di musul­mani nati in Europa da fami­glie di immi­grati, spesso mar­gi­na­liz­zati in Fran­cia, Ita­lia, Gran Bre­ta­gna, con poche pro­spet­tive di miglio­ra­mento eco­no­mico e sociale e quindi facile preda di chi usa una falsa iden­tità reli­giosa per pro­met­tere un futuro migliore.

Ma non solo musul­mani: secondo un rap­porto del Washing­ton Post che cita fonti di intel­li­gence, uno ogni sei mili­ziani stra­nieri dell’Isis si è con­ver­tito all’Islam in età adulta. Molti cri­stiani, alcuni ebrei, che hanno optato per l’Islam più radi­cale. Una recente inda­gine del par­la­mento fran­cese dà i numeri dell’arruolamento, figli della mar­gi­na­liz­za­zione di certe comu­nità di migranti: la metà dei jiha­di­sti euro­pei dell’Isis arri­vano dalla Fran­cia. «A livello euro­peo, sti­miamo che 5-6mila indi­vi­dui sono par­titi per la Siria — ha detto in un’intervista a Le Figaro Vera Jou­rova, della Com­mis­sione Giu­sti­zia dell’Unione Euro­pea — Sono spinti dal desi­de­rio di avven­tura, noia, insod­di­sfa­zione per le loro con­di­zioni di vita e man­canza di prospettive».

Se 3mila sono fran­cesi, altri 650 — secondo dati di Ber­lino — sono tede­schi e 3mila pro­ven­gono dai paesi dell’ex Unione Sovie­tica. Ancora più alti i dati dell’intelligenge Usa, secondo cui il numero di euro­pei è pas­sato in pochi mesi da 5mila a 8mila: un +60% che non può che pre­oc­cu­pare le can­cel­le­rie euro­pee, inca­paci di fre­nare il costante flusso di rin­forzi a favore del califfo. Non infi­ciano le scon­fitte subite: la per­dita di Kobane per mano kurda e di Tikrit per mano ira­chena non ha intac­cato le capa­cità di arruo­la­mento del calif­fato che non solo offre pro­spet­tive eco­no­mi­che e salari men­sili, ma che sa ven­dere bene le con­qui­ste archiviate.

Secondo un rap­porto dell’International Cen­ter for the Study of Radi­ca­li­za­tion and Poli­ti­cal Vio­lence, sareb­bero 20mila i com­bat­tenti stra­nieri, pro­ve­nienti da 50 diversi paesi nel mondo, com­presi gli Stati Uniti. 11mila par­tono invece dal Medio Oriente.

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