Nelle stesse ore Renzi sente Hollande, Merkel, Cameron e Juncker, riunisce a Palazzo Chigi mezzo governo e incontra la Mogherini. Al termine della giornata chiede un Consiglio europeo straordinario. E da qui parte la storia di quello che questa volta l’Europa vuole fare sfruttando l’onda emotiva della tragedia per coinvolgere tutti i governi nell’immediato, nel medio e nel lungo periodo.
Ieri sera il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, consultava le capitali per verificare se fosse possibile convocare il summit straordinario. Si farà, assicuravano fonti europee bene informate. Molto probabilmente giovedì. Così a Bruxelles è scattato il lavoro frenetico per preparare il summit, specialmente negli uffici della Mogherini. Che oggi presiederà la riunione dei ministri degli Esteri Ue durante la quale lancerà la prima sfida. Il capo della diplomazia europea illustrerà ai ministri il suo rapporto di 46 pagine sulla Libia (come si spiega nel pezzo sotto ndr). La maggior parte delle azioni (terrorismo e immigrazione) richiedono prima un accordo tra tribù nel negoziato dell’inviato Onu Bernardino Leòn. Ma Mogherini spingerà per far approvare subito la parte della strategia slegata all’intesa per un governo di unità nazionale.
Primo, lanciare un controllo della frontiera tra Niger e Libia, là dove passa la rotta più densa di migranti guidati dai trafficanti. Secondo, intensificare lo scambio di informazioni tra le intelligence europee: si punta a bloccare i flussi di denaro dei trafficanti con operazioni congiunte e organizzare blitz mirati nel Sahara per bloccare le rotte e neutralizzare i gruppi criminali che mandano a morire i migranti.
I ministri degli Esteri prepareranno anche il vertice dei leader di giovedì e per questo alla riunione nel Lussemburgo arriverà anche il commissario all’Immigrazione Avramopoulos e forse diversi ministri degli Interni. Con due obiettivi da portare al summit per farli approvare dai capi di governo. Rafforzamento di Triton, la missione Ue nel Mediterraneo che ha sostituito Mare Nostrum: più soldi, più mezzi e un mandato che permetta un raggio d’azione maggiore nel salvataggio dei migranti. Non si parla però di blocco navale, a Bruxelles, come a Roma e in diverse capitali, considerato controproducente. Secondo, rivedere il regolamento di Dublino sull’asilo: oggi chi salva in mare i migranti poi li deve gestire fino al riconoscimento dello status di “asilante”. Si punta a spalmare lo sforzo su tutti i 28 paesi dell’Unione in modo che ognuno accolga temporaneamente i migranti. Infine l’ultima fondamentale partita. A metà maggio la Commissione approverà la nuova Agenda Ue sull’immigrazione. Innanzitutto verrà sensibilmente anticipata. Inoltre le bozze in circolazione sono poco ambiziose perché non c’è consenso tra governi su cosa l’Europa debba fare a lungo termine sull’immigrazione. Spiega una fonte che lavora sul dossier di competenza di Mogherini, Timmermans e Avramopoulos: «Dobbiamo usare la tragedia per costruire un senso di urgenza politica tra capitali e rafforzare la Commissione», ovvero per permettere a Bruxelles di approvare un testo ambizioso. Che comprenda anche la cooperazione con i paesi di origine e di transito dei migranti (tra cui Sudan, Egitto, Ciad e Niger) per intercettarli prima che spariscano in Libia, salvarli in campi gestiti dall’Unhcr, rimandare a casa (con aiuti economici) chi non ha diritto all’asilo e spalmare in modo permanente su tutti i paesi Ue, e non sui soliti noti, chi invece lo ha. Con un occhio alla Libia, dove, si spera, a breve Leòn sblocchi la situazione e si possa finalmente bloccare le partenze via mare.