Otto colpi alla schiena Un altro afroamericano ucciso a sangue freddo
La famiglia di Walter Scott ha reagito con compostezza. Nella tarda serata di martedì, i due fratelli, Anthony (52 anni) e Robert (49) si sono presentati, in camicia e cravatta, davanti alle telecamere. «Adesso vogliamo un cambiamento», ha detto Anthony. La ricostruzione dei fatti viene integrata dalla testimonianza din Fedin Santana, l’autore del video. Sabato, ore 9.30. Il poliziotto nota una vecchia Mercedes-Benz con il fanalino rotto. Si avvicina, fa accostare l’auto. A bordo c’è Walter Scott, pare da solo. L’uomo, disarmato, scende dalla macchina e comincia a correre. Da questo momento in poi la cronaca passa alle immagini dei telefonini. L’agente raggiunge Scott in un giardinetto, i due sono vicini per qualche momento. Il testimone Santana racconta alla tv «Nbc» di aver visto il poliziotto azionare il «taser», la pistola impulsi elettrici. A quel punto il fuggitivo si gira di scatto e riprende a correre. Pochi secondi, otto colpi, cinque a segno. Si sente il poliziotto parlare alla radio: «Ho sparato, soggetto a terra». Poco dopo accorre un collega, probabilmente l’altro agente di pattuglia. Intanto Slager ha ammanettato Scott e, particolare importante, raccoglie il «taser» che gli era cadito durante la colluttazione e lo lascia cadere di nuovo, a pochi centimetri dal cadavere di Scott. L’agente sostiene di aver sparato per difendersi, perché il fermato si era impadronito del suo «taser», la pistola a impulsi elettrici che invece potrebbe essere semplicemente caduta durante la colluttazione. Per tre giorni si è frugato nella vita di Walter Scott, mettendo in evidenza come fosse stato già inquisito 10 volte e una arrestato per il possesso di un’arma impropria. La famiglia della vittima offre un quadro diverso: 4 figli e una compagna con cui si stava per sposare; un lavoro e sì, qualche problema finanziario. Poi sono arrivate le immagini e l’arresto del poliziotto.
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