Monica, che osava mettere i pantaloni

by redazione | 15 Aprile 2015 14:52

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Il padre la voce, la madre le lacrime: Enoch e Martha Mark sono i genitori di due studentesse rapite a Chibok un anno fa, due delle 219 che non sono più tornate. Lui, bracciante agricolo e pastore protestante, è stato per tutti questi mesi il rappresentante delle famiglie, l’animatore del dolore di cui lei mostra il volto silenzioso, impietrito in un’immagine rilanciata da internet e dai giornali: una mamma che tiene in mano la foto di una figlia scomparsa.
C’è tutta Monica in quella fotina sbiadita: vent’anni, la voglia di diventare medico, l’orgoglio pacato della propria fede e i pantaloni proibiti (Boko Haram gambizza le donne che osano indossarli). La sera del 14 aprile 2014 Monica era nel dormitorio della Scuola Secondaria con la sorella adottiva Samuel Sarah, anche lei aspirante dottoressa. La vigilia dell’esame di fisica. Dall’altra parte del paese, Enoch e Martha dormivano con i quattro figli piccoli quando poco prima di mezzanotte è arrivata la telefonata di un amico da un villaggio vicino: «Ho visto i camioncini passare, arriva Boko Haram».
Il tempo di fuggire nella boscaglia, e trovarci i soldati incaricati di difendere la scuola. Quando Mark è andato a vedere, nelle aule bruciate non c’era traccia di vivi e di morti. Quell’assenza, all’inizio quasi un sollievo, dopo 365 giorni è un macigno: «Sarebbe stato meglio vedere i cadaveri delle mie figlie piuttosto che saperle prigioniere, svanite nel nulla — racconta il reverendo Enoch a Time — Certi giorni mi alzo e vorrei saperle morte».
Come altri abitanti, i Mark hanno dovuto lasciare Chibok. Sfollati in una casa con quattro famiglie, forse dalle parti della capitale Abuja. In questi mesi il portavoce dei parenti è stato molto duro con il governo di Goodluck Jonathan, sconfitto al voto del 28 marzo, accusandolo di inerzia e ipocrisia. «Abbiamo fiducia nel nuovo presidente Buhari — ha detto il reverendo Enoch ieri davanti alla Fontana dell’Unità, dove sono accampati gli attivisti di «Bring back our girls» — Buhari è musulmano. E anch’io lo sono. Cosa vuol dire infatti essere musulmano, se non temere Dio e perseguire la giustizia?».
Buhari promette che farà di tutto per «riportare a casa le nostre ragazze», ma ammette che potrebbe fallire. Boko Haram ha perso uomini e territorio, è a corto di soldi tanto da rilasciare decine di ostaggi non potendo più mantenerli. Ha liberato soprattutto donne anziane, le giovani no. E’ passato un anno e 219 ragazze non sono tornate. A casa Mark hanno avuto notizia che Monica è stata uccisa. L’ha raccontato l’ex premier britannico Gordon Brown, dopo un colloquio con il pastore Enoch, in un articolo pubblicato dal Guardian : «Boko Haram ha messo in giro la voce che la ragazza ha rifiutato di convertirsi all’Islam. Ed è stata lapidata, bruciata viva».
Il padre di Monica continua a fare il portavoce delle famiglie di Chibok. Spera un giorno di rivederla, la sua prima figlia, quella con i pantaloni, di poterla abbracciare o seppellire. Il volto di Martha, la madre, a guardarlo ora nella foto di un anno fa sembra ancora più impietrito, morto.
Michele Farina
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