Matteo Salvini respinto dai migranti dell’Hotel House di Porto Recanati
Una giornata movimentata per Matteo Salvini, nel mattino contestato con uova marce e lacrimogeni nel centro di Ancona e nel pomeriggio respinto da un cordone di stranieri che a Porto Recanati non gli hanno permesso di entrare all’Hotel House, il condominio multietnico abitato soprattutto da nordafricani. Le forze di polizia non hanno sfondato il cordone e il leader della Lega è ripartito per Macerata.
I migranti hanno mostrato dei cartelli con le scritte: “Che ci vieni a fare qui?” e “Lasciaci in pace”. Negli anni la palazzina è diventata prima simbolo del degrado e poi storia di una possibile integrazione. Il 24 aprile, proprio in uno degli appartamenti, è stato catturato Alì Zubair, il 46enne pachistano, residente a Barcellona, arrestato dalla Digos nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Cagliari su network terroristico legato ad Al Qaeda.
La notizia ha spinto Salvini a includere l’Hotel House tra le tappe della visita marchigiana, con l’idea di “radere al suolo” l’intero edificio che comprende 480 appartamenti e ospita 2mila persone: “Vado a toccare con mano quello che leggo sui media e sui social network”, aveva annunciato, “e che credo sia simile a quanto succede anche a Milano”. La proposta di Salvini è di una sorta di blitz, “di polizia, carabinieri ed esercito, che, piano per piano, verifichino i contratti di affitto e i permessi di soggiorno, sgombrando piano per piano l’edificio”, per poi “raderlo completamente al suolo”.
Fuori dall’Hotel, presidiato dalle forze di polizia in assetto antisommossa, c’erano anche la sindaca Pd della cittadina Sabrina Montali, il senatore Dem Mario Morgoni, rappresentati sindacati con le bandiere di Cgil e Cisl.
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