M5S sfila contro la povertà e accantona la lotta all’euro
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MILANO I fari puntati tutti su una iniziativa. I Cinque Stelle si preparano alla campagna di primavera. Niente più lotta all’euro (anche se i banchetti per la raccolta firme per il referendum rimangono attivissimi), la parola d’ordine ora è «reddito di cittadinanza». Il Movimento si appresta a lanciare una marcia contro la povertà. Beppe Grillo l’ha in parte preannunciata — proprio nei giorni della Pasqua — sul blog. «È inaccettabile che in Italia ci siano 10 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà, per questo il M5S vuole fare approvare al più presto il reddito di cittadinanza che è presente ovunque in Europa tranne che da noi, in Grecia e in Ungheria — ha scritto il leader —. Per supportare questa iniziativa il M5S sta organizzando una marcia a livello nazionale i cui dettagli saranno resi noti nei prossimi giorni».
In realtà, i parlamentari — supportati dal lavoro congiunto dei gruppi di comunicazione di Camera e Senato — stanno mettendo a punto calendario e modalità, che saranno comunicate nel giro di pochi giorni. Tramontata l’idea di una manifestazione lunga un mese (troppo elaborata per alcuni, mentre altri contestavano l’idea di abbandonare per troppe settimane i lavori d’Aula), sono due le opzioni al vaglio: una marcia collettiva di un giorno, in grado di radunare decine di migliaia di persone, oppure un appuntamento di una settimana. Quest’ultima soluzione trova il gradimento di buona parte dei parlamentari, ma verrebbe considerata più complessa da organizzare dallo staff del leader. La marcia lunga una settimana dovrebbe nelle intenzioni toccare le Regioni interessate dal voto, in una sorta di staffetta ideale, e confluire poi in un luogo dove svolgere la kermesse finale.
Un’iniziativa che attira critiche dagli avversari. Il Mattinale di Forza Italia (curato da Renato Brunetta) si è scagliato proprio contro il reddito di cittadinanza: «un bengodi per tutti», «tanto paga Pantalone». La proposta «può arrivare a coinvolgere almeno 10 milioni di individui, per un costo che potrebbe superare i 40 miliardi di euro». Brunetta — replica la senatrice Nunzia Catalfo — «improvvisa, la quantificazione dei costi della misura non l’abbiamo fatta noi del M5s ma l’Istat». E poi l’esponente M5S, indicando l’eventuale approdo del reddito di cittadinanza in Aula, punge: «I tempi potrebbero essere brevissimi o lunghissimi, dipende dalla volontà. Ma a giudicare dall’attenzione della maggioranza e dell’opposizione non sarei ottimista, c’è molto disinteresse».
A far discutere sul blog anche un’intervista a Enrico Mentana. Secondo il direttore del TgLa7 il disegno di legge varato dal governo «non è una riforma della Rai», ma è «una riforma del meccanismo di elezione del consiglio di amministrazione della Rai e del vertice operativo», «un pannicello che viene messo perché sta per scadere l’attuale consiglio di amministrazione». La definizione ha suscitato la protesta di Michele Anzaldi (Pd), segretario della Vigilanza Rai, che ha bollato il commento di Mentana come «ingeneroso».
Emanuele Buzzi
Un’iniziativa che attira critiche dagli avversari. Il Mattinale di Forza Italia (curato da Renato Brunetta) si è scagliato proprio contro il reddito di cittadinanza: «un bengodi per tutti», «tanto paga Pantalone». La proposta «può arrivare a coinvolgere almeno 10 milioni di individui, per un costo che potrebbe superare i 40 miliardi di euro». Brunetta — replica la senatrice Nunzia Catalfo — «improvvisa, la quantificazione dei costi della misura non l’abbiamo fatta noi del M5s ma l’Istat». E poi l’esponente M5S, indicando l’eventuale approdo del reddito di cittadinanza in Aula, punge: «I tempi potrebbero essere brevissimi o lunghissimi, dipende dalla volontà. Ma a giudicare dall’attenzione della maggioranza e dell’opposizione non sarei ottimista, c’è molto disinteresse».
A far discutere sul blog anche un’intervista a Enrico Mentana. Secondo il direttore del TgLa7 il disegno di legge varato dal governo «non è una riforma della Rai», ma è «una riforma del meccanismo di elezione del consiglio di amministrazione della Rai e del vertice operativo», «un pannicello che viene messo perché sta per scadere l’attuale consiglio di amministrazione». La definizione ha suscitato la protesta di Michele Anzaldi (Pd), segretario della Vigilanza Rai, che ha bollato il commento di Mentana come «ingeneroso».
Emanuele Buzzi
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