E non sono solo le Regioni a guida leghista a rifiutare la propria quota di migranti, prevista dal “Piano nazionale d’accoglienza” del 10 luglio 2014 e proporzionata al numero di abitanti. Anche da altre arriva lo stop. «Adesso — osserva il governatore della Toscana, Enrico Rossi — ci chiedono posti per 700 persone. Se si pensa di aprire grandi contenitori per l’accoglienza degli immigrati, siamo decisamente contrari, perché si ghettizza ed emargina. Il modello che abbiamo adottato nel 2011 prevede piccole risposte, sparse ». A suonare l’allarme è infine il presidente dell’Anci, Piero Fassino, che chiede «con urgenza » un incontro al ministro dell’Interno e alla Conferenza dei presidenti delle regioni, perché «è necessario un coinvolgimento di tutte le istituzioni, evitando la sovraesposizione di alcuni comuni già fortemente impegnati, a cui è necessario garantire risorse adeguate. Il rischio è di rendere ingovernabili i processi di accoglienza e impraticabili i percorsi successivi di integrazione ».
Il Viminale intanto studia le contromosse. A breve potrebbe partire una nuova circolare diretta ai prefetti. Il contenuto? «Aggirare il muro dei governatori e trattare l’accoglienza direttamente coi sindaci, anche dei piccoli centri — spiegano al ministero — non imporre nulla, né requisire strutture, ma concordare un’operazione condivisa. Se distribuissimo gli 80mila migranti accolti in questo momento in Italia tra gli oltre ottomila comuni del Paese avremmo risolto l’emergenza». Il sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, precisa: «Non voglio minimizzare la drammaticità del problema, ma l’Italia non è l’ombelico del mondo. Su più di ottomila, sono 450 i comuni che fanno accoglienza, tutto va riportato alle giuste dimensioni». E le mega-tendopoli? Per ora non sono all’orizzonte, ma non si escludono. «Se dovesse aumentare il flusso di arrivi — ammettono i tecnici del Viminale — non potremmo certo lasciare i migranti sulle banchine. Allora via libera a caserme e tendopoli per fronteggiare l’emergenza».