Un nuovo video dell’Isis dalla Libia che minaccia direttamente il mondo cristiano, mostra con crudezza l’uccisione di una trentina di copti etiopi (così almeno è riportato nel filmato) e dalle spiagge della Cirenaica simbolicamente riprende il sangue dei decapitati scorrere nel Mediterraneo verso le coste italiane. È stato diffuso ieri sulle reti legate al Califfato ed è firmato Al-Furqan, l’emittente ufficiale dell’Isis.
Dura mezz’ora, ma solo negli ultimi sei minuti sono riprese le esecuzioni delle vittime. Una dozzina sono decapitate nella zona di Barqa, sul mare. Le altre vengono uccise a colpi di mitra alla nuca nel deserto del Fezzan. Per oltre due terzi il filmato vuole però essere una sorta di manifesto politico-ideologico, quasi teologico nelle sue parti iniziali, sostanzialmente mirato ai suoi adepti impegnati nella «guerra santa contro i politeisti infedeli». Ma è soprattutto rivolto ai cristiani affinché si convertano e paghino la «zakah», l’imposta coranica per la comunità musulmana, oppure restino nella loro fede ma versino la «jeziah», la tassa che tradizionalmente i «popoli del libro» (ebrei e cristiani) dovevano versare per essere «protetti» sotto i regni islamici. Almeno cinque minuti consistono in riprese di supposti cristiani in Siria e Iraq che spiegano quanto sia giusto pagare la tassa.
Il video è dunque molto più complesso di quello diffuso a febbraio, dove i fanatici jihadisti tagliavano la testa a 21 copti egiziani lungo la costa a est di Tripoli. E che venne interpretato come la prova evidente della presenza ormai radicata dell’Isis, il quale approfitta del caos interno al Paese quattro anni dopo l’eclissi del regime di Gheddafi per allargare la propria influenza.
Fu allora che il Cairo decise di sostenere militarmente il governo di Tobruk e le milizie del generale Khalifa Haftar contro i jihadisti e l’amministrazione dei Fratelli musulmani insediata a Tripoli. Come ormai molti dei video diffusi dall’Isis, anche quest’ultimo è stato costruito con perizia tecnica. Apre con una breve storia dei rapporti tra Islam e Cristianesimo. Le fonti però sono totalmente distorte, le autorità a cui ricorrono sono spesso giovani imam fanatici che militano tra le loro file. Utilizzando come sottofondo vecchi film delle Crociate e degli antichi eserciti islamici, si dilunga sulle divisioni all’interno del Cristianesimo, lo scontro tra Roma e il mondo Ortodosso, lo scisma protestante. Scorrono immagini contemporanee di musulmani in preghiera alle moschee di Gerusalemme. Quando la narrazione si sofferma sul «tradimento» del monoteismo da parte dei cattolici appare la fotografia di papa Benedetto XVI. Continui sono gli appelli a condurre la guerra ad oltranza contro i «miscredenti». «Chi crede davvero in Allah ha il dovere di umiliare e rendere schiavi i cristiani», si sostiene. E intanto appaiono le ormai note fotografie dei jihadisti che distruggono croci e statue nelle chiese occupate dal Califfato in Iraq e Siria.
Lorenzo Cremonesi