Su questo sfondo, Angela Merkel sembra aver scelto di sfidare gli umori antiellenici diffusi nell’opinione pubblica tedesca, cercando di muoversi di concerto con Mario Draghi e Jean-Claude Juncker. Il piano tedesco prevede iniziative per consentire alla Banca centrale europea Bce di continuare a finanziare il paese ellenico anche in caso di default, cosa che non è permessa dai trattati costitutivi dell’unione monetaria e dalla Bce stessa. La cancelliera pensa a una deroga per i flussi di liquidità in euro alle banche private greche anche dopo una eventuale bancarotta dello Stato ellenico. Il quale potrebbe essere sostenuto dagli istituti di credito nazionali con operazioni come acquisti di titoli di Stato, senza diretto coinvolgimento della Bce stessa. In cambio, la Germania vuole da Tsipras un atteggiamento di chiara collaborazione e concreti impegni di riforme, tagli e privatizzazioni. In caso contrario, continua il settimanale-tempio dei media di qualità tedeschi, allora il governo federale cambierebbe valutazione e strategia e prenderebbe in considerazione anche l’ipotesi concreta di un’uscita della Grecia dall’unione monetaria. Anche nel caso di un Grexit comunque la Bundesrepublik vorrebbe operare di concerto con Draghi e Juncker e con i partner dell’eurozona per mantenere Atene legata all’Europa, per esempio attraverso aiuti finanziari d’emergenza di Bruxelles che consentirebbero a Tsipras e Varoufakis di gestire la fase di transizione dall’euro al ritorno alla dracma.
Se le notizie date da Die Zeit sono vere, Angela Merkel si smarcherebbe in modo importante dalla Bundesbank e dalla maggioranza di commentatori ed economisti tedeschi. E sentendosi all’apice della popolarità a casa, affronterebbe l’umore dei suoi elettori: secondo gli ultimi sondaggi sono appena il 20% i tedeschi disposti a concedere nuovi aiuti a Atene.