Grecia, il fattore N(ato)
Tsipras incontra Putin a Mosca domani, nel momento stesso in cui Ue, Bce e Fmi tengono un nuovo vertice sulla Grecia, che il giorno dopo deve rimborsare una rata di 450 milioni di euro del prestito concesso dal Fondo monetario internazionale. I temi ufficiali, nel colloquio a Mosca, sono quelli del commercio e dell’energia, tra cui la possibilità che la Grecia diventi l’hub europeo del nuovo gasdotto, sostitutivo del South Stream bloccato dalla Bulgaria sotto pressione Usa, che attraverso la Turchia porterà il gas russo alle soglie della Ue. Si parlerà anche di un possibile allentamento delle controsanzioni russe, permettendo l’import di prodotti agricoli greci.
Secondo quanto ha dichiarato alla Tass (31 marzo), il premier Tsipras ha comunicato al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e alla rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, che «non siamo d’accordo con le sanzioni alla Russia». E, al primo vertice Ue a cui ha partecipato il 19–20 marzo, ha ufficialmente sostenuto che «la nuova architettura della sicurezza europea deve includere la Russia». A conferma di tale posizione, Tsipras sarà di nuovo a Mosca il 9 maggio per il 70° anniversario della vittoria sulla Germania nazista, celebrazione boicottata dalla maggioranza dei leader occidentali (a partire da Obama, Merkel e Cameron).
Ci sarà invece il presidente cinese Xi, con una rappresentanza delle forze armate cinesi, che sfilerà nella Piazza Rossa con quelle russe a simboleggiare la sempre più stretta alleanza tra i due paesi. Il presidente Putin, a sua volta, sarà in settembre a Pechino per celebrare il 70° della vittoria sul Giappone militarista.
Avvicinandosi alla Russia, la Grecia di Tsipras si avvicina quindi di fatto anche alla Cina e alla nuova area economica euro-asiatica, che sta nascendo sulla base della Banca d’investimenti per le infrastrutture asiatiche creata da Pechino, cui ha aderito la Russia insieme a circa altri 40 paesi. Dagli organismi finanziari di quest’area e anche da quelli del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) – che mirano a soppiantare la Banca mondiale e il Fmi dominati dagli Usa e dalle maggiori potenze occidentali – la Grecia potrebbe ricevere i mezzi per sottrarsi alla stretta soffocante di Ue, Bce e Fmi.
Anche perché la Cina vuole fare del Pireo un hub di primaria importanza della sua rete commerciale.
Secondo «The Independent» (3 aprile), «il governo greco è pronto a nazionalizzare le banche del paese e a creare una nuova moneta», ossia è pronto a uscire dall’euro e, se costretto, anche dalla Ue.
Entra però qui in gioco un altro fattore: l’appartenenza della Grecia non solo alla Ue ma alla Nato. «Una Grecia amica di Mosca potrebbe paralizzare la capacità della Nato di reagire all’aggressione russa», avverte Zbigniew Brzezinski (Afp, 25 marzo). Parole minacciose da non sottovalutare, dato che Brzezinski è stato a lungo consigliere strategico della Casa Bianca, con cui è ancora in stretto contatto.
Anche se il ministro della difesa Kammenos assicura che «il nuovo governo greco mantiene i suoi impegni nella Nato nonostante le sue relazioni politiche con la Russia», a Washington e Bruxelles stanno sicuramente preparando un piano per impedire che la Grecia divenga un «anello debole» nel nuovo fronteggiamento con la Russia e, di fatto, con la Cina.
Il golpe del 1967, che portò al potere in Grecia i colonnelli, fu attuato in base al piano «Prometeo» della Nato. I tempi sono cambiati, ma non gli interessi politici e strategici su cui si fonda la Nato. Nel frattempo divenuta più esperta nei metodi di destabilizzazione interna.
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