Fine di un matrimonio in sei mesi Il divorzio breve diventa legge

Fine di un matrimonio in sei mesi Il divorzio breve diventa legge

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ROMA Ha votato contro soltanto un gruppetto di 28 deputati centristi e della Lega Nord, 398 i sì. E così, dopo 45 anni dalla prima storica legge, l’aula di Montecitorio ieri pomeriggio ha votato sì alla riforma del divorzio. È un sì definitivo, visto che il Senato si era già espresso a novembre e alla Camera il testo è rimasto immutato.
La chiamano: legge del divorzio breve, perché accorcia i tempi dalla separazione. Erano di cinque anni quando la prima legge fu approvata, nel 1970. Diventarono tre con la prima modifica, nel 1987. E con il voto di ieri, tra la separazione e il divorzio dovranno passare soltanto dodici mesi, che scendono a sei in caso di separazione consensuale, indipendentemente dalla presenza di figli minori o maggiorenni. Cambiano le regole anche per la comunione dei beni: si scioglierà già al momento della separazione autorizzata dal giudice. Il divorzio breve sarà immediatamente operativo e avrà valore anche per i procedimenti in corso. Nel testo unificato in discussione a Palazzo Madama, infatti, era stato inserito un emendamento del Partito democratico per il cosiddetto «divorzio immediato», ovvero senza passare per la separazione. Ma alla fine si è deciso di stralciarlo, il rischio era di far saltare tutta la riforma.
Esulta su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi: «Il divorzio breve è legge. Un altro impegno mantenuto. Avanti, è la #voltabuona». E lo seguono a ruota moltissime dichiarazioni di soddisfazione.
Critica Eugenia Roccella (Ap): «Riducendo il matrimonio a qualcosa di sempre più simile a un patto di convivenza, si svaluta il suo ruolo e si indebolisce la famiglia». Contraria anche la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «No al matrimonio usa e getta soprattutto in presenza di figli». Durissimo il settimanale Famiglia Cristiana che online titola: «Bastano 6 mesi per cancellare una famiglia».
Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dei matrimonialisti italiani, parla di «grande rivoluzione del diritto di famiglia», e dice: «Finalmente con questa legge il diritto di famiglia italiano entra in Europa. È un primo passo per arrivare all’abrogazione dell’inutile fase della separazione». Tiepida, invece, la reazione di un’altra grande avvocato matrimonialista, Annamaria Bernardini De Pace: «Sono stati talmente lenti nell’approvare questa legge che non fa più felice nessuno. L’unico tripudio sarà per le amanti, quelle in lista d’attesa per il nuovo matrimonio».
Anche Alessia Morani, relatrice del provvedimento del Pd, esulta su Twitter («Lo avevamo detto e lo abbiamo fatto») e con lei tantissimi esponenti del Pd, uomini e donne. Michela Marzano (Pd), ha rilevato: «Si poteva adeguare il nostro ordinamento a quello di altri Paesi europei dove non è necessaria la fase di separazione prima del divorzio. Ma troppe arretratezze lo hanno impedito».
E il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova rilancia: «Questa legislatura può garantire un deciso avanzamento del processo riformatore anche sui temi civili. Ora andiamo avanti con il riconoscimento delle unioni civili, in particolare, quelle omosessuali».
Alessandra Arachi


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