Ci ha voluto mettere la faccia, Sala. Su tutta l’area ci sono 6.500 operai e la maggior parte dei padiglioni, spiega il commissario, sarà terminata «tra il 20 e il 25 aprile». Si dice sicuro: «È così in ogni Expo. Le strutture sono in gran parte finite all’esterno. Le criticità sono poche: riguardano i padiglioni di Nepal, Turchia, Russia, forse Estonia». E anche per quelli «se devo fare una scommessa dico che arriveranno in tempo». Se non sarà così, dice il commissario, «c’è un unico responsabile della brutta figura e sono io, ma sono certo che non avverrà». Il mantra è: «Il primo maggio saremo pronti». Un’inaugurazione a cui, a cominciare da Sergio Mattarella non ci saranno molti capi di Stato.
Questione (anche) di sicurezza. Certo, i ritardi e gli scandali ci sono stati. Ma, adesso, si sfoga, «sono costernato dal clima che si è generato» intorno all’evento.
Il cda di Expo ha affrontato ieri la questione tempi e costi di Padiglione Italia. La gran parte (24 milioni) dei 30 di aumento riguarda l’azienda principale (coinvolta nell’inchiesta di Firenze sulle gradi opere) che sta costruendo le strutture: Italia costruzioni. È con questa impresa che è stato raggiunto un accordo economico che dovrà passare al vaglio dell’Anac e dell’Avvocatura dello Stato. Italia costruzioni partiva da una commessa di 28 milioni (18,5 per Palazzo Italia e 9,2 per il cardo); potrebbe arrivare a 52 milioni. Nel conto vanno messi 16 milioni di lavori extra per modificare il progetto e 8 milioni di “maggiori oneri”. Se la struttura non sarà consegnata in tempo, però, l’impresa perderà il 20 per cento. Lo stesso Sala ammette problemi lungo il cardo – dove ci sono gli spazi di Regione Lombardia e la mostra di Confindustria. Ma con un’accelerazione, promette, le parti visitabili dovrebbero in gran parte farcela. Mancano 28 giorni.