Expo, i contratti degli interinali che lavorano nei padiglioni sono illegali

Expo, i contratti degli interinali che lavorano nei padiglioni sono illegali

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Domani all’Expo si ini­zierà a lavo­rare al di fuori delle norme sul lavoro. I con­tratti sti­pu­lati per una parte degli 11 mila lavo­ra­tori reclu­tati dalle agen­zie inte­ri­nali per i padi­glioni dei paesi par­te­ci­panti all’Esposizione uni­ver­sale sono ille­gali. Que­ste per­sone sareb­bero state inqua­drate nel con­tratto del com­mer­cio e non in quello dei ser­vizi come pre­vi­sto dall’accordo sin­da­cale tra Expo spa e Cgil Cisl e Uil siglato il 23 luglio 2013.

Gli sta­gio­nali, o inte­ri­nali, gua­da­gne­ranno fino al 30% in meno per i sei mesi dell’Esposizione uni­ver­sale, 4,6 euro all’ora con­tro un minimo di 6,5, rispetto a quanto sta­bi­lito. Ieri, anche a seguito di un incon­tro tra Expo spa, Asso­tem­po­rary e Man­po­wer, l’associazione di cate­go­ria delle agen­zie inte­ri­nali Asso­la­voro si è impe­gnata a rego­la­riz­zarli, garan­tendo un con­tratto «fle­x­si­curo» e il pieno rispetto delle «dispo­si­zioni legali e con­trat­tuali che rego­lano l’utilizzo delle risorse umane». L’intenzione sem­bra essere quella di rego­lar­riz­zare la situa­zione. Un dato è certo: l’Expo parte nell’illegalità e chi lavo­rerà nel «grande evento», vetrina di un intero paese, gua­da­gnerà meno rispetto a quanto pre­vede la legge nel nostro paese. L’accordo del luglio 2013, fino ad oggi noto per avere legit­ti­mato il lavoro gra­tuito per la prima volta nella sto­ria del diritto del lavoro ita­liano, è let­tera morta.

Dum­ping sala­riale e vio­la­zione del con­tratto nazio­nale del lavoro. Si parla di reati, al punto che Ste­fano Fran­zoni della Uil Lom­bar­dia ha annun­ciato: «Dal 2 mag­gio scat­te­ranno i con­trolli e poi deci­de­ranno i tri­bu­nali. I con­tratti del com­mer­cio per noi sono nulli». Alle con­tro­parti i sin­da­cati hanno detto di essere dispo­sti ad aprire una trat­ta­tiva, ma le assun­zioni fatte per i padi­glioni dovranno essere rivi­ste.
Esi­ste un pro­blema: ad oggi, non si cono­sce né il numero dei lavo­ra­tori assunti, né la tipo­lo­gia del con­tratto con la quale sono stati inqua­drati. «Non sono state for­nite le chiavi per la piat­ta­forma degli accessi – ha con­fer­mato Anto­nio Lareno (Cgil Lom­bar­dia) – Non abbiamo potuto effet­tuare i con­trolli sul tipo di con­tratto e man­sione dei lavo­ra­tori». «Lo diciamo da un pezzo che il con­tratto pro­po­sto dalle agen­zie inte­ri­nali è quello che noi chia­miamo un con­tratto “pirata”. Ci incon­tre­remo nuo­va­mente tra pochi giorni ma l’accordo già tro­vato con Cisl e Uil verrà rispet­tato”. Si com­prende che l’accusa della Man­po­wer con­tro le «stru­men­ta­liz­za­zione che con­tri­bui­scono ad ali­men­tare le ten­sioni» sia stata respinta dai sin­da­cati. Come anche la spie­ga­zione for­nita dall’azienda, alla quale Expo ha affi­dato il reclu­ta­mento di gran parte del per­so­nale della fiera, a pro­po­sito della pre­sunta vio­la­zione dell’intesa sin­da­cale del 2013. Per i 735 «for­tu­nati» assunti diret­ta­mente, a tempo, da Expo è stato usato il con­tratto dei ser­vizi. Per tutti i con­tratti atti­vati per conto dei paesi espo­si­tori sono stati adot­tati «i con­tratti appli­cati dall’utilizzatore finale». Man­po­wer non ha spie­gato se si tratti del con­tratto del com­mer­cio, oppure di quello dei servizi.

Dubbi fatali, e tar­divi, che si mol­ti­pli­cano pochi istanti prima che scatti l’ora X. Solo Cascina Triulza conta sui con­tratti col­let­tivi da appli­care nell’«Expo dei Popoli». Dei 38 appalti asse­gnati da Expo, solo tre pre­ve­dono un accordo sul lavoro: Cir, Eataly e fiera Milano. La mol­ti­pli­ca­zione dell’illegalità, e della pre­ca­rietà, è uno degli aspetti carat­te­riz­zanti del «evento» mila­nese. La con­sa­pe­vo­lezza è dif­fusa tra i sin­da­cati al punto da avere spinto la Cgil a stam­pare 100 mila car­to­line da distri­buire tra chi lavo­rerà nei pros­simi sei mesi nei 17 mila eventi pre­vi­sti da «Expo in città». Si può anche chia­mare il numero 0255025284 per denun­ciare even­tuali abusi. Tutti segnali che dimo­strano come il lavoro sia il buco nero di Expo.

L’aspetto più oscuro dell’accordo sin­da­cale sull’Expo è l’uso del volon­ta­riato in un evento com­mer­ciale. Ieri è stato riven­di­cato alla Camera dei Depu­tati da Cies­sevi, CSv net e Cnv, cioè le orga­niz­za­zioni che hanno par­te­ci­pato al reclu­ta­mento dei circa 16 mila lavo­ra­tori gra­tuiti per i sei mesi di Expo. L’impresa è stata pre­sen­tata come il segno del pro­ta­go­ni­smo della «società civile». Nulla si è detto, ancora, sul pre­sunto reato di «inter­po­si­zione ille­cita di mano d’opera» che ha spinto l’associazione Forum Diritti Lavoro a pre­sen­tare un espo­sto all’ispettorato del lavoro di Milano. «Non si con­te­stano le ini­zia­tive di vero volon­ta­riato all’Expo — sostiene Carlo Guglielmi, pre­si­dente del Forum — ma il fatto che migliaia di ragazzi siano stati assunti da un ente a fine di lucro come Expo per assol­vere a nor­mali man­sioni di assi­stenza fie­ri­stica. Invece di essere pagati rice­ve­ranno un buono pasto. Que­sti ragazzi rega­le­ranno il loro lavoro a una società per azioni che ha ven­duto 10 milioni di biglietti ed è spon­so­riz­zata da McDonald’s, Fca o Coca Cola».



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