Erdogan minaccioso con il Papa «Stupidaggini sugli armeni»

by redazione | 15 Aprile 2015 14:38

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Ha scelto un incontro con l’Assemblea degli esportatori turchi, il presidente Recep Tayyip Erdogan, per inviare la sua risposta, affilata in 48 ore di rancorosa meditazione, a papa Francesco, a suo avviso esagerato nel valutare il massacro subito cento anni fa dalla popolazione armena, sotto il tallone dell’Impero ottomano.
Ci furono in pochi anni un milione e mezzo di morti, dei quali la Turchia non si è mai riconosciuta responsabile, se non al massimo per un terzo, mentre il resto sarebbe attribuibile ai disordini generati dalla Prima guerra mondiale. Quella parola, «genocidio», Ankara non vuole più sentirla, neanche in bocca al capo della Chiesa cattolica: «Voglio diffidare il Papa dal commettere ancora questo errore — ha decretato Erdogan — e lo condanno». E si è lanciato in una requisitoria contro «politici e religiosi che si mettono a fare gli storici» e «non dicono delle verità, ma stupidaggini».
Gelo nella comunità internazionale: «La durezza dei toni turchi — ha commentato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni — mi pare ingiustificata. Anche perché 15 anni fa Giovanni Paolo II si era già espresso in modo analogo». Anche il Dipartimento di Stato americano ha ricordato che quello degli armeni «fu un massacro, è un fatto storico che va riconosciuto».
In Vaticano l’omelia del Pontefice durante la messa celebrata in San Pietro, domenica scorsa, alla presenza dei vertici della Chiesa armena e del presidente del Paese, Serž Azati Sargsyan, era stata ponderata attentamente, fino a distillare una frase che conteneva, sì, il termine genocidio, ma non citava la Turchia: «La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite — aveva detto Francesco —. La prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del Ventesimo secolo, essa ha colpito il vostro popolo armeno».
Il Papa non intendeva minimizzare la tragedia nel «centesimo anniversario di quel folle sterminio che i vostri antenati hanno crudelmente subito. Ricordarli è necessario, anzi è doveroso — ha aggiunto — perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita».
Sul punto, neanche il presidente turco può far finta di nulla: «Siamo pronti a formare una commissione di storici congiunta e ad aprire i nostri archivi» aveva dichiarato Erdogan, sollecitando le autorità di Erevan a fare altrettanto, e ricordato di aver già presentato assieme al primo ministro, Ahmet Davutoglu, le sue condoglianze agli armeni.
È un passo richiesto anche dall’Unione europea, il cui Parlamento oggi dovrebbe votare una risoluzione che accontenti sia il crescente numero di Paesi, come la Francia, che ormai hanno classificato il massacro degli armeni tra i genocidi, sia quelli che ancora esitano, nel timore di compromettere i rapporti (soprattutto economici) con Ankara. Ieri l’Alto rappresentante per gli affari esteri, Federica Mogherini, ha ricordato al presidente turco che «la normalizzazione dei rapporti con l’Armenia» costituisce un requisito indispensabile per l’ingresso nell’Ue». Ankara mostra indifferenza alla minaccia: ha richiamato il suo ambasciatore presso la Santa Sede, con la benedizione del Gran Muftì, Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita .
Elisabetta Rosaspina
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