by redazione | 17 Aprile 2015 18:10
Nel giorno del via libera degli azionisti Mps a un ennesimo aumento di capitale da 3 miliardi, tocca all’amministratore delegato Fabrizio Viola tirare le somme di quanto è costato a Rocca Salimbeni restare sul cosiddetto “mercato”: “Il bilancio 2014 chiude con una grande perdita, 5,4 miliardi – riepiloga Viola – alla conclusione di un triennio in cui le perdite sono state di 10 miliardi. Una situazione straordinaria”. Di fronte alla quale, ricordano stizziti i piccoli azionisti, non è mai passato per la testa dei vertici di Rocca Salimbeni il ricorso a quella pur parziale, temporanea nazionalizzazione – chiesta all’epoca dalla sola Sinistra per Siena e oggi anche dal M5S — che quantomeno avrebbe evitato i ripetuti crolli verticali del titolo Mps.
Ironia della sorte, il Tesoro diventerà comunque azionista della banca questa estate, nelle pieghe della mancata restituzione dei Monti Bond residui. Sarà comunque una parentesi, visto che in assemblea è stato delineato il futuro del terzo gruppo bancario italiano: il Monte dei Paschi si “fonderà” con un altro istituto di credito. In altre parole sarà conquistato, anche se Viola ha usato il condizionale e abusato di parole di miele: “Credo che ci sarà un futuro migliore e, anche in una fase delicata come quella di un’aggregazione, farsi trovare col vestito stirato e con le carte in regola possa rappresentare un’occasione vera e profittevole”.
Intanto anche gli effetti collaterali del crack non mettono di buonumore la città. Il 3 giugno i trofei della Mens Sana Basket saranno messi all’asta all’Istituto vendite giudiziarie. Ci sono le sette coppe degli scudetti e altri 17 trofei nazionali, la storia e la memoria di una società che i senesi considerano una figlia. Tanto da aver avviato una sottoscrizione, in tandem con la nuova Polisportiva Mens Sana che si presenterà all’asta: “Anche se quei prezzi sono assurdi – spiegano – vogliamo capire di più”.
Si spengono la luci anche su Alessandro Profumo, che ha presieduto per l’ultima volta l’assemblea anche se è stato riconfermato presidente dai soci “pattisti” di riferimento Fondazione Mps, Fintech e Big Pactual. Prima di andarsene però dovrà chiudere una volta per tutte l’affaire Alexandria, il fallimentare derivato dell’epoca Mussari che tanti guai ha portato a Rocca Salimbeni.
Chiudere l’operazione con Nomura costerebbe in teoria quasi un miliardo. Ma almeno questa volta il Monte non ha il coltello alla gola, visti gli esiti dell’inchiesta della procura di Milano che ha, fra l’altro, scoperto il milione di euro, su conti off shore, che Raffaele Ricci di Nomura pagò all’ex responsabile finanziario senese, Gian Luca Baldassarri. Così, di fronte alla richiesta della Bce di chiudere entro luglio, “salvo impedimenti legali”, le operazioni legate ad Alexandria, Profumo e Viola hanno risposto: “Su Alexandria non faremo nulla di specifico finché gli elementi penali sono aperti”.
Al di là delle parole, e delle richieste miliardarie di risarcimenti in sede civile, sia il Monte che la banca d’affari giapponese stanno già trattando. Mentre la Fondazione Mps resta amletica: “Votiamo l’aumento di capitale, e poi nelle prossime settimane decideremo se aderire”. Grande è la confusione sotto il cielo di Siena. Amplificata anche dalle controverse sentenze di primo grado dei giudici del lavoro sui ricorsi dei 1.066 ex dipendenti Mps passati a Fruendo, joint venture creata da Bassilichi e Accenture per la gestione del back office della banca.
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