Via ai 20 turni a Melfi. Fiom: non c’è consenso, stop o referendum

Via ai 20 turni a Melfi. Fiom: non c’è consenso, stop o referendum

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Nono­stante la con­tra­rietà di molti ope­rai, l’accordo per aumen­tare la pro­du­zione e pas­sare a 20 turni alla Sata Fca di Melfi è stato sot­to­scritto dalle rsa dei sin­da­cati fir­ma­tari. Le tor­men­tate assem­blee della set­ti­mana scorsa non hanno fatto cam­biare idea a Uilm, Fismic e Fim (in rigo­roso ordine di voti alle recenti ele­zioni). Si parte il 23 marzo sulle linee e si va avanti fino a luglio per rispon­dere al picco di pro­du­zione dovuto al boom di richie­ste per i nuovi modelli 500 X e Jeep Rene­gade in Ame­rica (la prima nave coi Suv è par­tita la set­ti­mana scorsa da Civitavecchia).

Sui due nuovi modelli lavo­rano circa 4 mila ope­rai men­tre 2mila riman­gono sulla vec­chia Punto. Fino ad oggi sui due nuovi modelli lavo­ra­vano su 15 turni ma da più di un mese ave­vano straor­di­nari coman­dati tutte le dome­ni­che. Col pas­sag­gio a 20 turni — in realtà 19,5 per­ché la dome­nica mat­tina si farà manu­ten­zione delle linee — Melfi diven­terà il primo sta­bi­li­mento (ex) Fiat a ciclo con­ti­nuo. Lo sarà fino a fine luglio quando l’accordo verrà riva­lu­tato. E pro­prio a luglio Fca dovrebbe «sta­bi­liz­zare» i circa 700 inte­ri­nali (8 hanno rinun­ciato per­ché «troppo pesante») assunti a gen­naio: buona parte di loro — non tutti — pas­se­ranno al con­tratto a tutele cre­scenti, rima­nendo dun­que licen­zia­bili al solo prezzo di un pic­colo inden­nizzo rispetto agli sgravi pre­vi­sti per le nuove assun­zioni. Fca nel comu­ni­cato di dicem­bre par­lava invece di sta­bi­liz­za­zione a tempo inde­ter­mi­nato «appena sarà stato appro­vato il Jobs act».

Da set­ti­mane gli ope­rai — anche gli iscritti ai sin­da­cati fir­ma­tari — si lamen­ta­vano «dei cari­chi di lavoro, «dei ritmi da schiavi senza pause». L’accordo però se da una parte toglie gli straor­di­nari coman­dati non fa calare le ore di lavoro. «Se pren­diamo il mese di marzo una squa­dra in linea lavo­rerà sei giorni a set­ti­mana per 50 ore», denun­cia Michele De Palma, respon­sa­bile auto della Fiom. I metal­lur­gici della Cgil, ancora esclusi dalle Rsa elette, hanno saputo dell’accordo nell’incontro sepa­rato con l’azienda. E ora chie­dono di con­ge­larlo: «Non è con­di­viso dai lavo­ra­tori, va sospeso. Noi abbiamo chie­sto all’azienda di ria­prire la trat­ta­tiva con un incon­tro uni­ta­rio, siamo in attesa di una rispo­sta», con­clude De Palma.

«Non è vero che i lavo­ra­tori non con­di­vi­dono, le con­te­sta­zioni in assem­blea sono state pre­pa­rate dai dele­gati Fiom — risponde Fer­di­nando Uliano, segre­ta­rio nazio­nale Fim Cisl — . Il nuovo accordo sui 19 turni e mezzo porta 120 euro lordi al mese per ogni lavo­ra­tore e con­sente l’inserimento di mille gio­vani». «Un cam­bia­mento dei turni cam­bia sem­pre la vita degli ope­rai — ammette Gian­luca Ficco della Uilm — ma con l’accordo togliamo gli straor­di­nari e difen­diamo diritti e lavoro». «Se sosten­gono che il con­senso sull’accordo c’è per­ché non fare un refe­ren­dum?», si chiede De Palma.



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