Tensione e proteste alla Bce, 350 fermati Draghi: «Serve un’Europa più solidale»

by redazione | 19 Marzo 2015 9:26

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BERLINO Ieri non è stata una buona giornata per chi cerca soluzioni alle crisi europee, a cominciare da quella greca. A Francoforte, una manifestazione indetta da Blockupy in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Banca centrale europea ha visto scontri anche violenti tra dimostranti e polizia e ha registrato la pressoché totale impossibilità di parlarsi tra le istituzioni e i movimenti sociali della sinistra. E la stessa incomunicabilità è di nuovo emersa tra il governo ellenico e i ministri dell’Eurogruppo: al punto che a Berlino si fa sempre più strada l’idea che il primo ministro Alexis Tsipras e il suo ministro finanziario Yanis Varoufakis non vogliano trovare un accordo.
A Francoforte, la nuova sede della Bce, sulle sponde del fiume Main, è stata circondata dai manifestanti. Non tanto contrari al costoso palazzo (1,3 miliardi) ma in opposizione alle politiche di austerità in Europa, delle quali gli organizzatori di Blockupy accusano la Bce di essere responsabile assieme a Ue e Fondo monetario internazionale (la troika).
Già dalle prime ore del mattino, gli scontri sono iniziati, con alcune auto della polizia incendiate. Via via che la manifestazione si andava formando, alcune centinaia di militanti ingaggiavano atti di guerriglia con le forze dell’ordine. Queste usavano cannoni d’acqua per fermarli, loro bruciavano copertoni, lanciavano sassi e, pare, usavano spray urticanti. Risultato: la polizia dice che 94 agenti (degli ottomila mobilitati) sono stati feriti; Blockupy parla di cento dimostranti colpiti; 350 giovani sono stati fermati. I manifestanti — circa 10 mila nel pomeriggio, arrivati tra l’altro con 60 pullman da 39 Paesi — erano in gran parte pacifici e marciavano anche con cartelli del tipo «caviale per tutti». Tra loro parecchi rappresentanti dei partiti Syriza, al governo in Grecia; Podemos, che spera di andarci in Spagna; Die Linke, che non ha speranze governative in Germania.
Mentre in piazza si manifestava contro l’austerità, nel nuovo palazzo della Bce Draghi teneva un discorso davanti alle autorità locali, ai governatori delle banche centrali europee, ad alcuni funzionari della Bce. Ha convenuto che in Europa c’è disagio. «Dobbiamo ascoltare molto attentamente quello che i nostri cittadini dicono», ha sostenuto. Ha respinto come «ingiusta» l’accusa di avere affamato i greci: «la nostra azione è stata finalizzata precisamente ad attenuare gli choc sofferti dall’economia». E sulla solidarietà ha voluto puntualizzare che è centrale in Europa, «ma l’area euro non è il tipo di unione politica in cui alcuni Paesi pagano in via permanente per altri».
Tra Berlino e Bruxelles, nel frattempo, la domanda del giorno diffusa riguardava le intenzioni del governo greco. Mentre il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ribadiva di avere l’impressione che Atene sia ormai vicina a non avere più la liquidità per mantenere gli impegni interni e esteri, Tsipras apriva una nuova polemica con la Ue su una legge di sostegno alle famiglie povere. E accusava la Ue di non mantenere gli impegni. Alla vigilia del suo incontro con Angela Merkel, François Hollande, Jean-Claude Juncker e Draghi previsto per oggi, nel quale chiederà aiuti a fronte dei problemi di cassa.
Un approccio conflittuale che va avanti da 50 giorni e che a Berlino è sempre più letto come una risposta implicita alla domanda sulle intenzioni del governo Syriza: non ha l’obiettivo di arrivare a un compromesso.
La giornata avrebbe potuto essere migliore. L’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha rivisto al rialzo le prospettive dell’economia dell’eurozona, che dovrebbe crescere dell’1,4% quest’anno e il 2% il prossimo, lo 0,3% in più della precedente previsione. In Italia, il Pil (Prodotto interno lordo) dovrebbe crescere dello 0,6% nel 2015 e dell’1,3% nel 2016. Ma è la politica in questo momento a dettare l’agenda, non il Pil.
Danilo Taino
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