Scuola, decreto o disegno di legge? Di certo c’è solo il pasticcio

by redazione | 4 Marzo 2015 10:03

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Illu­dere una per­sona è discu­ti­bile. Illu­dere 150mila docenti pre­cari è da sta­ti­sti. Che la poli­tica degli annunci sulla scuola di Renzi avesse mostrato i suoi limiti non è un mistero. Dopo avere riman­dato di mese in mese l’ora X dell’approvazione della riforma “Buona Scuola” e l’assunzione di una cifra vola­tile tra i 120 e i 148 mila pre­cari iscritti alle gra­dua­to­rie a esau­ri­mento, ieri il governo si è fatto pren­dere dal panico. Al Con­si­glio dei mini­stri doveva arri­vare con le carte giu­ste, e un lavoro di cesello. Invece, nelle ore deci­sive sul futuro della sua riforma più impor­tante è calato il segreto di Stato.

La “Buona scuola” doveva essere appro­vata con un solo decreto legge. Lo ha soste­nuto il sot­to­se­gre­ta­rio all’Istruzione Faraone (Pd). Una for­za­tura che ha pro­vo­cato let­tere di pro­te­sta al pre­si­dente della Repub­blica Mat­ta­rella da parte dei 15 comi­tati pro­mo­tori della legge popo­lare sulla scuola (la “Lip”). Que­sta ipo­tesi ini­ziale è stata tut­ta­via smen­tita dal mini­stro dell’Istruzione Gian­nini. In seguito è nata un’altra ipo­tesi che sem­brava essere con­fer­mata fino all’altro ieri: l’esecutivo avrebbe appro­vato un decreto legge per assu­mere i pre­cari (altro discorso è capire quali) e un dise­gno di legge com­pren­sivo forse di una o più dele­ghe. Un’ipotesi, quest’ultima, che allunga i tempi di una riforma pre­sen­tata da Renzi come già fatta. Men­tre, invece, è tutta da costruire, soprat­tutto nei det­ta­gli dove – com’è noto – si nasconde il diavolo.

A poche ore dal Cdm, l’altro ieri sera, Renzi ci ha ripen­sato. Tutto, riforma della scuola e assun­zione dei pre­cari, avrebbe dovuto con­fluire in un unico dise­gno di legge. Al par­la­mento, però, Renzi ha chie­sto «tempi certi» per l’approvazione del prov­ve­di­mento mon­stre. Un colpo di scena con­ce­pito, forse, per ripas­sare lo smalto sull’immagine “auto­ri­ta­ria” del pre­si­dente del Con­si­glio, cam­pione di decre­ta­zione d’urgenza. Ma in que­sto modo i docenti pre­cari non sareb­bero stati assunti il primo set­tem­bre. Insomma, una figu­rac­cia per il governo.

Per ore la rete si è infiam­mata. I comi­tati degli ido­nei al “con­cor­sone” del 2012 hanno affol­lato twit­ter e face­book chie­dendo il decreto per l’assunzione. I sin­da­cati si sono sca­te­nati con­tro l’uso dei pre­cari usati da Renzi a fini pro­pa­gan­di­stici. Anche loro sono per il decreto ad hoc. In fondo i motivi di urgenza per assu­merli ci sono tutti.

All’alba di ieri gli stu­denti dell’Uds hanno dato il buon­giorno al governo con un blitz al mini­stero dell’Istruzione a Roma. L’azione ha pro­mosso la mani­fe­sta­zione nazio­nale del 12 marzo e ha con­te­stato gli aspetti sostan­ziali della “Buona scuola”: «È fon­data sulla valu­ta­zione in salsa Invalsi – sostiene il coor­di­na­tore Uds Danilo Lam­pis — suc­cube degli inte­ressi delle imprese che richie­dono sol­tanto basse com­pe­tenze e pre­cari; aperta agli inte­ressi e ai finan­zia­menti dei pri­vati; con una gestione sem­pre più simile a quella di un’azienda, con al cen­tro il preside-manager; fon­data sulla com­pe­ti­zione e sui premi». Per gli stu­denti quello di Renzi è un pro­getto di moder­niz­za­zione rea­zio­na­ria in salsa neoliberale.

Sette ore prima dal Cdm, in un incon­tro a Palazzo Chigi durato 90 minuti con il mini­stro Gian­nini, Renzi si è aggrap­pato a un sal­va­gente lan­cia­to­gli dal Miur. È nata così l’ipotesi dello “scor­poro”: la “buona scuola” doveva finire nel dise­gno di legge, men­tre i pre­cari dove­vano invece essere assunti con un decreto legge. E così la pro­messa di Renzi sem­brava essere stata man­te­nuta. Nel decreto appro­vato dopo lo sla­lom tra anti­ci­pa­zioni e caos nor­ma­tivo avrebbe potuto esserci anche una parte dedi­cata all’organico fun­zio­nale neces­sa­rio per modi­fi­care le gra­dua­to­rie in esaurimento.

In que­sto can can sem­bra essere sal­tata la norma sul bonus fiscale fino a 4 mila euro per le fami­glie che iscri­vono i figli alle scuole pari­ta­rie. La pro­po­sta è stata avan­zata dal sot­to­se­gre­ta­rio all’Istruzione Gabriele Toc­ca­fondi, soste­nuta dal mini­stro Gian­nini, e richie­sta da 44 par­la­men­tari del Pd e dall’Ncd di Alfano. Renzi ha rinun­ciato: troppi i 400 milioni di euro pre­ven­ti­vati. E poi per­ché dare spago a Alfano che ha biso­gno di un tro­feo per le regio­nali che incombono?

Entrando in Cdm, di cui non è stato comu­ni­cato l’ordine del giorno, il mini­stro delle riforme Maria Elena Boschi ha escluso che il decreto sulle assun­zioni fosse all’ordine del giorno. Al momento in cui scri­viamo sem­bra essere stato escluso anche il dise­gno di legge. Indi­scre­zioni sosten­gono che il Cdm dovrebbe appro­vare una serie di «linee guida» riman­dando ancora i prov­ve­di­menti. Nata male, la “Buona Scuola” rischia di finire peg­gio. Sul tavolo restano le ipo­tesi del Decreto, dise­gno di legge, legge delega. Il gioco delle tre carte con­ti­nua. Le assun­zioni dei pre­cari rischiano di slit­tare. E l’inizio del pros­simo anno sco­la­stico è alle porte.

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