Pirelli, accordo su riassetto e nuovi soci Arriva l’Opa ChemChina da 7 miliardi

by redazione | 21 Marzo 2015 9:12

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Milano E’ partito il conto alla rovescia per il riassetto della Pirelli e l’ingresso di China National Chemical Corporation. Ieri ci sono proseguite le verifiche degli accordi per il passaggio ai cinesi della quota della Bicocca detenuta da Camfin, a 15 euro ad azione. Stesso prezzo a cui verrà lanciata l’Opa totalitaria per ritirare il gruppo dal listino. Oggi, salvo slittamenti, dovrebbe iniziare la successione dei consigli delle società coinvolte, ossia a Nuove Partecipazioni, Camfin, Coinv, Unicredit e Intesa Sanpaolo, per i via libera. I board dovevano inizialmente riunirsi ieri, ma sono slittati per consentire un’ultima verifica degli accordi. «Entro il weekend di chiude. Ci sono ancora dei passi da fare» ha detto ieri sera il presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, intercettato dai giornalisti sotto la sede Camfin.
China National Chemical Corporation, un colosso da 40 miliardi di dollari di fatturato, entrerà attraverso un’Opa totalitaria da 7 miliardi di euro con cui la Pirelli verrebbe ritirata da Piazza Affari per poi procedere al riassetto. L’operazione prevederebbe il conferimento del 26% di Pirelli detenuto da Camfin a una newco controllata da ChemChina e in cui entrerebbero gli attuali soci stabili del gruppo milanese, e quindi il lancio dell’Opa a 15 euro ad azione. Prezzo già superato ieri a Piazza Affari, dove in chiusura i titoli sono arrivati a 15,2 euro, livello mai raggiunto da quando Pirelli è quotata. Ai movimenti in Borsa è legato il delisting. Serve almeno il 95% del capitale per poter procedere al ritiro dal listino. Tuttavia, secondo fonti vicine al dossier, qualora la soglia non venisse raggiunta ci sarebbe un piano alternativo per arrivare comunque al ritiro.
Per effetto del riassetto gli attuali soci si diluiranno. Anche l’alleato russo Rosneft scenderà e la quota di maggioranza andrà ai cinesi. La governance, invece, resterà saldamente in mano a Tronchetti fino al 2021. Il presidente della Pirelli avrà autonomia gestionale. Sede e tecnologie resteranno italiane. Tronchetti avrà anche la facoltà, entro quattro anni dal riassetto, di riportare il gruppo in Borsa. Un gruppo diverso da come è oggi. ChemChina è stata scelta non solo come alleato industriale ma anche come partner per i pneumatici «industrial», che Pirelli scorporerà per metterle insieme a quelle della controllata di ChemChina, Aeolus, e creare il quarto gruppo al mondo in questo segmento. Alla Bicocca resterebbe il «premium» per auto e moto che ha margini più alti e in Borsa verrebbero valutati a multipli più elevati.
Ieri il ministro dell’Industria e del commercio russo Denis Manturov, a Milano per un incontro legato all’Expo, si è detto «felicissimo di collaborare con la Cina». Manturov siede nel consiglio di sorveglianza della joint-venture tra la Pirelli e la Rostec in Russia, e dunque in questa vicenda ha un ruolo non solo istituzionale. Dell’operazione ieri ha parlato anche il viceministro dello Sviluppo, Claudio De Vincenti, auspicando che «Pirelli rimanga una grande impresa radicata nel nostro Paese e che sviluppi la competitività dell’Italia nel mondo». «È positivo — ha aggiunto — che l’Italia attiri investimenti dall’estero».
Federico De Rosa
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