Ondata di suicidi eccellenti in Ucraina

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L’ultimo a sui­ci­darsi è stato ieri un pro­cu­ra­tore di Odessa: sarebbe “caduto” dal nono piano della pro­pria abi­ta­zione. Gio­vedì scorso era stato tro­vato cada­vere l’ex gover­na­tore di Zapo­ro­zhe Alek­sandr Peklu­shenko: “colpo di arma da fuoco al collo”, men­tre appena due giorni prima il depu­tato del Par­tito delle Regioni (quello del depo­sto Pre­si­dente Janu­ko­vic) Sta­ni­slav Mel­nik “si era” spa­rato e a fine feb­braio un altro ex depu­tato dello stesso par­tito, Mikhail Cece­tov, “si era” get­tato dal dicias­set­te­simo piano. Tra gen­naio e feb­braio “si era” spa­rato l’ex vice capo delle fer­ro­vie ucraine e “si erano” impic­cati il sin­daco e il vice capo della mili­zia di Meli­to­pol e anche l’ex gover­na­tore della regione di Kharkov.

Di que­sti e di altri poli­tici e fun­zio­nari di alto rango morti sui­cidi (a fine ago­sto 2014 la depu­tata socia­li­sta Valen­tina Sam­so­nenko si era “sui­ci­data” con due colpi di fucile alla testa”), si dice che in vario modo con­tra­stas­sero con le scelte attuali o della prima ora del governo gol­pi­sta di Kiev: nel feb­braio 2014, ad esem­pio, Peklu­shenko aveva mobi­li­tato la mili­zia con­tro la euro­ma­j­dan di Zaporozhe.

Il Blocco delle Oppo­si­zioni – unica forza di oppo­si­zione alla Rada – ha lan­ciato un appello «all’Unione euro­pea, al Con­si­glio d’Europa, alle orga­niz­za­zioni inter­na­zio­nali a rea­gire alla situa­zione crea­tasi in Ucraina e a dare una valu­ta­zione giu­ri­dica alle azioni cri­mi­nali del potere e della sua cinica ven­detta con­tro gli oppo­si­tori poli­tici». Non è dato sapere se e come rispon­derà all’appello il Par­la­mento euro­peo, che invece gio­vedì scorso ha adot­tato una riso­lu­zione sul delitto Nem­tsov, in cui si «chiede un’inchiesta inter­na­zio­nale indi­pen­dente sull’omicidio: uno del cre­scente numero di cri­mini poli­tici irri­solti in Rus­sia». La riso­lu­zione, in cui si acco­sta l’omicidio Nem­tsov all’abbattimento del Boeing malese sul Don­bass nel luglio scorso, è stata defi­nita “ultra­ci­nica” dal Mini­stero degli esteri russo, che accusa gli euro­de­pu­tati di «spe­cu­lare sulla tra­gica morte del poli­tico, per i pro­pri egoi­stici interessi».

Ma pare che la salute della demo­cra­zia ucraina, oltre che dal numero di “sui­cidi”, possa essere atte­stata pro­prio dalle scelte della Rada suprema, in cui il Mini­stro della giu­sti­zia Petrenko ha pre­sen­tato un pro­getto di legge per vie­tare, acco­mu­nan­dole, le ideo­lo­gie comu­ni­sta e fasci­sta; la norma per­met­terà anche di annul­lare la regi­stra­zione di quei par­titi, come il PC ucraino (oggi ancora ammesso, pur sot­to­po­sto a con­ti­nui assalti di sedi) che pro­fes­sino una tale ideo­lo­gia; resta a vedere se invece le croci cel­ti­che e unci­nate dei bat­ta­glioni ultra­na­zio­na­li­sti ver­ranno messe fuori legge.

D’altronde, un simile “fon­da­mento demo­cra­tico” della società è la con­di­zione per con­ti­nuare la poli­tica di forza con­dotta da Kiev. Men­tre la Rada non ha fretta (il ter­mine, secondo gli accordi di Minsk del 12 feb­braio, sca­deva ieri) di defi­nire l’elenco delle aree del Don­bass che dovranno godere di spe­ciale auto­no­mia, il pre­si­dente Poro­shenko fa sfog­gio dei con­tratti con­clusi, a suo dire, con 11 paesi della Ue, per la for­ni­tura di armi. Poro­shenko, nel primo anni­ver­sa­rio (domani) del refe­ren­dum con cui il 96,6% dei cri­meani votò il ritorno della peni­sola alla Rus­sia, ha anche detto che il governo pro­ce­derà pre­sto alla rea­liz­za­zione di for­ti­fi­ca­zioni nel Don­bass, men­tre con­ti­nua le con­sul­ta­zioni inter­na­zio­nali per l’introduzione di un con­tin­gente ONU alla fron­tiera con la Russia.

A far da cor­nice al qua­dro interno ucraino, se il Dipar­ti­mento di Stato scon­fessa il gene­rale USA a riposo Robert Sca­les, che dal canale Fox News, per «risol­vere la que­stione ucraina » esor­tava a «ucci­dere quanti più russi pos­si­bile», il Pen­ta­gono informa che, a fine mese, USA e Polo­nia ini­zie­ranno mano­vre mili­tari con l’impiego anche di com­plessi mis­si­li­stici “Patriot”. Le mano­vre si inse­ri­scono nel qua­dro delle eser­ci­ta­zioni Nato “Atlan­tic resolve”, già ini­ziate nei paesi bal­tici e in Polo­nia, con l’obiettivo di «raf­for­zare la sicu­rezza dei paesi mem­bri dell’Alleanza, tenuto conto della situa­zione in Ucraina e delle azioni della Russia».

La demo­cra­zia ucraina è ben difesa.



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