Obama: «Gay e immigrati come i neri 50 anni fa»

by redazione | 7 Marzo 2015 10:26

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WASHINGTON Pochi giorni fa Barack Obama ha incontrato alcuni attivisti per i diritti civili degli anni Sessanta. «Non sarei qui alla Casa Bianca se non fosse stato per voi», ha detto ricordando una delle sfide più importanti del movimento. La marcia di Selma, la terribile «domenica di sangue» di 50 anni fa, quando la polizia attaccò in modo brutale un corteo di 600 persone in questa cittadina dell’Alabama. Manganellate, gas lacrimogeni, cani da guardia per disperdere i dimostranti sul Edmund Pettus Bridge.
Un luogo geografico si è trasformato in un pezzo della storia americana con la mobilitazione massiccia guidata da Martin Luther King. Giorni duri, difficili, che hanno lacerato non solo le teste dei manifestanti, pestati a sangue, ma anche il Paese. Il coraggio di chi sfidò la repressione fu premiato, qualche mese dopo, con il Voting Right Acts che stabilì eguale diritto di voto per tutti.
Oggi il presidente, insieme alla moglie Michelle e alle figlie Sasha e Malia, sarà su quel ponte per ricordare. C’è grande attesa per il discorso che pronuncerà. Obama, raccontano dalla Casa Bianca, ha passato gli ultimi giorni a finire di scriverlo. E’ stato lui stesso a preparare gran parte dell’intervento e non gli assistenti. Questo per dare ancora maggiore carica ad un anniversario così profondo.
Il presidente vuole legare quanto avvenuto il 7 marzo del 1965 ad oggi: lo spirito di Selma, è la parola d’ordine, deve servire per lanciare le battaglie in favore dei matrimoni gay, per i salari più giusti e per l’immigrazione. Un modo per commemorare ma anche per guardare avanti nel segno dell’uguaglianza.
L’anniversario cade in un momento in cui tanti episodi legati al razzismo, all’uso eccessivo della forza e ai metodi discriminatori della polizia scuotono e dividono diverse comunità negli Stati Uniti. Con rabbia e tensioni che spesso sconfinano nella violenza.
Significativo un sondaggio condotto dalla rete televisiva Cnn. Quattro americani su dieci ritengono che con la presidenza Obama il razzismo sia aumentato. E il 51% afferma che il Voting Rights Act, deciso proprio dopo la marcia di Selma, è ancora necessario. Un aspetto con cui Obama fa i conti ogni giorno, spesso accusato di non fare abbastanza ma ossessionato dal non apparire un presidente di parte. «Non penso che quello che è accaduto a Ferguson sia tipico di ciò che accade nel Paese — ha spiegato Obama in un’intervista rilasciata alla vigilia delle commemorazioni — ma non è un caso isolato».
L’anniversario di Selma cade anche nel momento in cui il movimento dei diritti civili, sulle ali delle battaglie dei decenni passati, è a un passo da un’altra storica vittoria: quella della legalizzazione delle nozze gay in tutta l’America. Lo stesso Obama ha sottolineato come le questioni legate agli immigrati e agli omosessuali siano le nuove frontiere nel campo dei diritti civili. «L’idea secondo cui alcuni ragazzi che sono stati portati in America quando avevano 2 o 3 anni e che a 20 o 25 anni possono essere deportati dopo essere cresciuti qui — spiega — questa idea non è ciò che noi siamo. Non è certo lo spirito della marcia di Selma». Il cuore del messaggio di Obama sarà proprio questo: «Il movimento dei diritti civili non ha aperto la strada solo agli afroamericani. Non è qualcosa che riguarda solo i neri, ma qualcosa che riguarda l’America».
Al suo fianco George W. Bush, molti esponenti politici, personaggi della cultura e anche gente dello spettacolo, da Lady Gaga a Bono. Poi gli attori del film «Selma. La strada per la libertà». Assenti — sempre che non ci ripensino all’ultimo istante — i leader del partito repubblicano che hanno lasciato il posto ai parlamentari.
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