Libia, Frontex avverte: «Pronti a sbarcare un milione di migranti»

Libia, Frontex avverte: «Pronti a sbarcare un milione di migranti»

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ROMA A lanciare l’sos, per la prima volta, è Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex, l’Agenzia europea di controllo delle frontiere: «Ci sono tra i 500 mila ed un milione di migranti pronti a partire dalla Libia». Numeri biblici, spaventosi. Un milione di migranti dalla Libia vuol dire «un’invasione», sintetizza spiccio il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato. «Il picco di arrivi — secondo il capo di Frontex — è previsto tra primavera e estate», anche se già «un inverno con condizioni climatiche buone» ha portato in Italia 8.918 migranti, contro i 5.611 dello stesso periodo del 2014. Conclusione: «Nel 2015 dobbiamo essere preparati ad affrontare una situazione più difficile dello scorso anno», avverte il direttore dell’Agenzia di controllo delle frontiere.
E ci sono forse i terroristi dell’Isis dietro allo sporco lavoro dei trafficanti di uomini? «Ad ora non ho prove per dirlo. Ma dobbiamo stare attenti, dobbiamo essere coscienti dei rischi», ammonisce Leggeri.
Ecco, dunque, che il programma «Triton» (che da Frontex dipende) di sicuro non basta più: 9 aerei, 25 tra navi e motovedette, fondi che non arrivano a 3 milioni di euro mensili, come potranno mai fronteggiare, nel canale di Sicilia, il nuovo scenario preconizzato per il 2015? «Se si vuole che Frontex faccia più operazioni, abbiamo bisogno di risorse e staff e dell’impegno degli Stati membri a rendere disponibili i loro mezzi», lo dice chiaramente il capo dell’Agenzia, pensando forse all’appuntamento prossimo di maggio, quando l’Unione Europea presenterà il nuovo piano sulle migrazioni. E il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, è altrettanto esplicito: «Uno degli aspetti della nuova strategia dovrà essere il rafforzamento della missione Triton e di conseguenza dell’Agenzia Frontex».
Gentiloni si dice, però, «abbastanza fiducioso» che la Ue «darà a Frontex ulteriori mezzi economici e che questo consentirà il dispiegamento di mezzi aeronavali di altri Paesi, la cui presenza dipende dalla disponibilità finanziaria dell’Agenzia». Tradotto, significa forse la concreta, storica, possibilità, che a maggio possa nascere una sorta di «Super Triton», con Francia e Germania e altri Paesi europei finalmente in campo a dare manforte all’oggi quasi isolata presenza italiana («Si sta aprendo un fronte di maggiore solidarietà, rispetto a 6-7 mesi fa la sensibilità è cambiata», confermano fonti qualificate del nostro ministero dell’Interno).
Sui numeri, comunque, c’è discordia: «Non è detto che tutti coloro che provengono dall’Africa subsahariana siano effettivamente in procinto di imbarcarsi dalle coste del Nord Africa — obietta Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) — Frontex, perciò, farebbe bene a non alimentare allarmismi. È inutile sparare cifre, molto più opportuno sarebbe pensare concretamente ai disperati che arrivano sulle coste europee».
Molto critico anche Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione dell’Arci: «Anche l’anno scorso ci furono previsioni catastrofiche e si parlava di milioni di persone in arrivo. Alla fine in Italia sono arrivate 170 mila persone, un numero ben lontano da quello paventato. Di queste, circa 60 mila hanno chiesto asilo politico in Italia, mentre in Germania le richieste sono state più di 200 mila. È insopportabile, perciò, ascoltare questi signori che con il loro allarmismo forniscono elementi di campagna elettorale».
Le opposizioni, in effetti, si fanno sentire: Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, parla di «emergenza infinita», Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, si chiede se «Renzi ignorerà l’allarme».
Anche il ministro Gentiloni, sui numeri di Frontex, appare cauto: «Non serve sollevare allarmismi. Si tratta piuttosto d’impegnarci di più, noi italiani e l’Europa, per fronteggiare il fenomeno». E pure dal Viminale mostrano un po’ di scetticismo: «Avete presente quante barche ci vogliono per trasportare un milione di profughi?».
Fabrizio Caccia


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