Iran, accordo vicino. L’ira di Netanyahu

Iran, accordo vicino. L’ira di Netanyahu

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GERUSALEMME . A meno di 24 ore dalla scadenza della trattativa sul nucleare iraniano, a Losanna si profila un possibile accordo fra il regime degli ayatollah e le potenze occidentali guidate dagli Stati Uniti. I colloqui e gli incontri si sono infittiti ieri pomeriggio, mentre il fatto che il capo della diplomazia Usa John Kerry, con i colleghi francese e tedesco, Frank Steinmeier e Laurent Fabius, abbiano annullato tutti gli impegni per oggi è dato come un segnale certo che la trattativa dopo dieci anni di “tira e molla” sia entrata in una fase decisiva: l’Iran potrà avere il nucleare per scopi civili. La possibile intesa fra Iran e Occidente allarma Israele e il premier Benjamin Netanyahu è tornato ieri a criticare il negoziato.
«L’accordo che si profila è pericoloso per l’umanità e va fermato, conferma tutti i nostri timori e va anche oltre».
Stando a quanto trapelato dalle stanze dell’Hotel Beau Rivage di Losanna dove si svolge il negoziato, l’Iran e le delegazioni del Gruppo 5+1 — Usa, Francia, Gb, Germania, Cina e Russia — hanno raggiunto un’intesa di massima sui punti chiave ma ribadiscono che «restano alcune questioni irrisolte». Più in particolare l’Iran avrebbe accettato di ridurre a 6mila le centrifughe per arricchire l’uranio (attualmente sono 19mila) e di trasferire all’estero tutto l’ammontare del suo stock di uranio (8mila tonnellate) debolmente arricchito. Le differenze ancora da risolvere riguarderebbero soprattutto la durata dell’accordo: tra gli 11 e i 15 anni per le delegazioni occidentali, mentre Teheran punterebbe a una durata minore, tra i 5 e i 7 anni.
Monitorati tutti i siti nucleari dove verrebbe prodotto l’uranio, l’impianto sotterraneo di Fordow fermerebbe le attività di arricchimento ma proseguirebbe a funzionare per altri scopi. «Non è permesso fornire i dettagli dei negoziati all’esterno — ha spiegato ieri sera un diplomatico iraniano — ma il fatto che conserveremo il nostro arricchimento, che avremo un numero considerevole di centrifughe, che nessun sito sarà fermato, rappresenta le basi del negoziato».
Poco chiara anche la questione della sanzioni internazionali all’Iran. La revoca di queste misure contestualmente alla firma dell’intesa è un punto fermo dell’Iran e della Guida suprema della Rivoluzione Ali Khamenei. Gli Stati Uniti sono invece favorevoli a una riduzione graduale delle sanzioni e al loro immediato ripristino in caso di violazione degli accordi. La Casa Bianca ha invitato ieri pomeriggio l’Iran a non tergiversare. «Vogliono prendere seriamente le misure chieste dal mondo e dimostrare che non cercheranno di ottenere armi nucleari?», ha detto il portavoce Josh Earnest, «possono farlo entro la fine del mese».
La prospettiva di un accordo inquieta il primo ministro israeliano Netanyahu. La stampa israeliana ieri mattina raccontava con toni allarmati gli sviluppi dell’accordo che si profila a Losanna e rivelava che le Forze armate di Israele e i suoi servizi segreti hanno già ricevuto l’ordine di organizzarsi per far fronte alla nuova situazione e «neutralizzare quella minaccia in qualsiasi momento».


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