Falso in bilancio, ora c’è il testo del governo

by redazione | 17 Marzo 2015 9:47

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Roma «Alleluja, alleluja» ora c’è il testo sul falso in bilancio, commenta il presidente del Senato Pietro Grasso che all’alba della legislatura (primavera 2013) da semplice parlamentare presentò il ddl 19 anticorruzione. Le pene inasprite (da 3 a 8 anni per le società quotate, da 1 a 5 per le non quotate, con procedibilità a querela solo per le piccole imprese) e il ripristino per tutti del «reato di pericolo» sono il cuore del testo del relatore di maggioranza Nico D’Ascola (Ncd) — spolpato in corso d’opera delle parti riguardanti autoriciclaggio e voto di scambio politico mafioso, già approvati in modo autonomo — che adesso arriva al giro di boa della commissione Giustizia del Senato, anche se l’approdo in Aula previsto per oggi slitterebbe alla prossima settimana. A meno che il presidente della commissione, l’azzurro Francesco Nitto Palma («Non diciamo Alleluja, ma FI ha interrotto l’ostruzionismo), non si convinca a dare il via libera al ddl entro domani sera .
La svolta, dopo mesi di attesa, è andata scena al piano ammezzato del Senato dove il governo, rappresentato dal Guardasigilli Andrea Orlando (Pd) e dal sottosegretario Enrico Costa (Ncd) ha presentato l’emendamento annunciato sul falso in bilancio. Che rimane, dunque, l’unico piatto forte della legge anticorruzione.
«Contro corruzione proposte governo. Pene aumentate e prescrizione raddoppiata», ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi, richiamando — nel giorno in cui da Firenze parte l’ennesima inchiesta sugli appalti per le grandi opere — anche la legge sui tempi del processo che proprio ieri ha fatto il suo debutto in Aula alla Camera dopo una lunga fase di attesa .
Il ministro della Giustizia ha messo in campo tutte le su carte: «Habemus Papam», ha detto davanti alla porta della commissione quando gli hanno comunicato gli «Alleluja» lanciati dal presidente Grasso. Poi, nel merito dell’emendamento, il Guardasigilli ha aggiunto: «Siamo passati da un reato di danno a un reato di pericolo con aumento delle pene per cui direi che siamo difronte a un reato capace di mordere il fenomeno». Orlando ha poi voluto rivendicare l’equilibrio del testo: che ha superato qualunque ipotesi di soglia di non punibilità ma che, allo stesso tempo, ha lasciato la querela di parte e la valutazione del giudice sulla particolare tenuità del fatto per valutare gli illeciti riguardanti le piccole imprese. In questo modo il governo ha raccolto le osservazioni del mondo imprenditoriale senza rinunciare, ha osservato il ministro, «a un contrasto serio del fenomeno».
Resta da vedere quale sarà ora l’atteggiamento di Forza Italia. Ieri pomeriggio il senatore azzurro Giacomo Caliendo — causa il ritardo degli aerei utilizzati dai colleghi del Pd Lumia e Filippin, che poi sono arrivati all’ammezzato trafelati e con i bagagli al seguito — avrebbe avuto la possibilità di bloccare i lavori della commissione chiedendo che si verificasse il numero legale. Così non è stato. E la seduta (sospesa per pochi minuti) è potuta continuare quando i banchi si sono riempiti . Se l’ostruzionismo di FI è rientrato, ci penseranno i grillini a mettersi di traverso. Il M5S ha proiettato una grande foto di un ministro Maurizio Lupi con la faccia interdetta nella sala Nassiriya del Senato e ha attaccato Renzi: «Dove è finito il “Daspo per i corrotti” che Renzi sbandierava e che poi ha fatto bocciare quando è diventato un nostro emendamento?», ha chiesto il capogruppo Andrea Cioffi .
Sulla eventuale modifica della legge Severino, quella che ha determinato la sopensione dalla carica di sindaco dei condannati in primo grado De Magistris e De Luca, il governo con il sottosegretario Graziano Delrio ha detto che non se ne fa niente: tutto congelato fino alla sentenza della Consulta .
Dino Martirano
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