Email, vecchi scandali e misteri Disastro Hillary, eterna candidata

Email, vecchi scandali e misteri Disastro Hillary, eterna candidata

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Davvero la candidatura Clinton, un’altra volta, peggio dell’altra volta, si trasformerà in un disastro Clinton? Di certo, su di lei/contro di lei/per lei è in corso una guerra politico-mediatica. Con tanti elementi da thriller politico-spionistico, perfino troppi.
Trentamila email (circa, personali, forse) distrutte. Cinquantacinquemila e più (circa, riguardanti la cosa pubblica, per vedere le quali l’ Associated Press ha citato in giudizio il Dipartimento di Stato giusto ieri mattina) trasferite dal server di casa a quello del dicastero, da dove l’ex segretario di Stato le avrebbe dovute mandare.
Una fondazione di famiglia che ha accettato donazioni dai Paesi più vari mentre un membro della famiglia era, appunto, segretario di Stato.
Molti cittadini afroamericani sorpresi per un’assenza al cinquantenario della marcia da Selma a Montgomery; che qualcuno ha considerato un’offesa e altri la prova che dopo il ricovero di qualche anno fa persistono problemi di deambulazione.
Un mondo politico perplesso su parole, opere e omissioni della Candidata Inevitabile. «Ma non invincibile». Controversa, sempre.
«Quando Hillary annuncerà ufficialmente che è in corsa, passerà tutto» prometteva ieri a Politico.com uno stratega democratico esperto della coppia. Ma anche: «Non dobbiamo fermare il nostro nemico mentre comincia ad autodistruggersi», obiettava il consulente repubblicano Rick Wilson. «Criticarla le darebbe una scusa per dire “i repubblicani mi attaccano”, mentre lei sta lavorando per noi».
«Gli elettori democratici pensano che i media maltrattino Hillary. E’ improbabile che alle primarie si preoccuperanno delle email», ha scritto Nate Silver, lo statistico che azzecca le previsioni di presidenziali e campionati. Ma anche: «Non credo che Clinton sarà la candidata democratica nel 2016», ha detto il commentatore conservatore Bill Kristol nel talk show Morning Joe . «Il ticket più probabile è Elizabeth Warren (senatrice-icona di sinistra, ndr )-Tim Kaine (senatore centrista, ndr )».
Poco dopo, dopo l’annuncio dell’ Associated Press , dal Senato un cronista twittava «il team Warren sorride».
Anche se pare irrealistica una candidatura Warren. Anche se un altro che ci terrebbe, il vicepresidente Joe Biden, non sembra avere chance. Anche se l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley, bravo e motivato, è ignoto ai più. E per ora resta in pista Hillary, con i suoi decenni di vita politica, le iniziative planetarie, gli scandali, i misteri mai chiariti.
I Clinton sono famosi per la loro segretezza, e per la fobia dei media. Che vedono come il nemico; che come un nemico ora si comportano. Le polemiche su email e altro, si prevede, dureranno mesi.
E’ possibile che vengano fuori altre notizie spiacevoli su una o più Clinton. E’ quasi certo che, se arrivasse alle Presidenziali, la valanga di informazioni negative danneggerebbe Hillary tra gli elettori incerti negli Stati in bilico.
Per dire: Hillary piaceva ai maschi repubblicani moderati, non entusiasti del fanatismo religioso e dell’obbligatoria ignoranza scientifica richiesta ai candidati del loro partito. La vedevano come forte e competente; tra poco la rivedranno come la metà di un duo pasticcione.
Le minoranze dovrebbero blindarla, ma l’assenza a Selma (era a Miami coi donatori della Clinton Foundation) non è stata un bel segnale.
Le donne dovrebbero incoronarla, ma potrebbero stancarsi dei continui intrighi. Però, se non arrivasse alla nomination, forse la compatirebbero per il suo storico limite: la maledizione di Hillary. I Clinton sono da sempre una coppia discussa. Lui la fa sempre franca, lei no.
Maria Laura Rodotà

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