Ucraina, l’ultimo assalto prima della tregua Gli Usa: « Mosca ha schierato i suoi tank »
by redazione | 15 Febbraio 2015 16:31
MOSCA Era chiaro fin da ieri che il cessate il fuoco entrato in vigore ufficialmente a mezzanotte sarebbe stato come minimo assai parziale. Giunti a un passo dalla cattura dell’importante nodo ferroviario di Debaltsevo, dove erano intrappolati in una sacca migliaia di soldati regolari, i ribelli erano decisi a non mollare la presa.
«Di Debaltsevo non si parla nell’accordo di Minsk», aveva detto sprezzante il capo dei separatisti di Donetsk Aleksandr Zakharchenko, il più ascoltato dei capi indipendentisti. Che ha bollato l’intesa raggiunta come «troppo vaga» durante una conferenza stampa tenuta a Donetsk, non lontano da dove un ordigno ha fatto due vittime. I separatisti vogliono circondare completamente i governativi a Debaltsevo per poi prenderli per fame dopo il cessate il fuoco. E così mentre sono continuati gli scambi di accuse tra Mosca e l’Occidente, sul terreno gli scontri si sono fatti ancora più feroci. Debaltsevo era ieri sera sotto intenso bombardamento, con cannoni, lanciarazzi multipli, sistemi di tiro e di controllo molto sofisticati. Ufficialmente i ribelli dovrebbero disporre solo delle armi che in questi mesi sono riusciti a strappare ai governativi e a prendere nei depositi catturati. Ma è evidente che usano mezzi che non sono mai stati nella disponibilità dell’esercito ucraino e hanno una quantità di munizioni praticamente infinita. A Mariupol, la cittadina sotto attacco sul Mar d’Azov, i governativi hanno registrato 14 voli di droni nemici.
Così ieri l’ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt, ha reso note, tramite il suo conto Twitter, le foto satellitari di postazioni che stanno bombardando la città contesa: «Siamo sicuri che si tratti di mezzi russi». Come al solito, Mosca ha smentito sdegnata, affermando che quelle postate sono immagini di macchie scure senza significato. La Russia ha accusato il governo ucraino e i suoi alleati occidentali di «stravolgere il contenuto degli accordi di Minsk». E ha presentato una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu per chiedere l’applicazione di tutte le clausole concordate.
Ma a Washington e in Europa si sostiene che sia Mosca a non voler dare applicazione all’accordo. Intanto perché ha ripreso a inviare armamenti ai ribelli; e poi perché i capi separatisti, evidentemente influenzabili dal Cremlino, hanno già detto che alcuni punti, come la restituzione a Kiev del controllo delle frontiere, non saranno «mai» applicati. Putin ha chiamato Hollande e Merkel per confermare il suo impegno al rispetto del cessate il fuoco. Il presidente ucraino Petro Poroshenko, che si è sentito nuovamente al telefono con i leader di Germania e Francia, ha minacciato di introdurre nel Paese la legge marziale. E dal G7 è partito un nuovo monito diretto a tutti i contendenti, ma soprattutto alla Russia: i Paesi più industrializzati del mondo sono pronti a varare «misure appropriate» contro chi non rispetterà l’accordo. E la Ue ha già approvato un pacchetto di ulteriori sanzioni.
Fabrizio Dragosei