Atene si è svegliata con quattro mesi di ossigeno finanziario in più, ma le idee offuscate da mancanza di chiarezza. Silenzio di commenti sui giornali. Cronaca asettica nei tg. Rumore partigiano sui social network: a seconda della simpatia politica dell’autore si sa prima di leggere se sosterrà che la trasferta greca a Bruxelles è stata una vittoria o una sconfitta. Davanti ad una edicola di piazza dell’Università ad Atene due pensionati confrontano le loro perplessità. Per uno «Merkel ha tirato le redini» e il nuovo governo degli anticonformisti di sinistra si è messo al passo. «D’altra parte, un mendicante non detta condizioni». Per l’altro invece «Tsipras non ha voluto rompere perché obbligherà l’Europa a vergognarsi di se stessa. Come farà la Merkel a proibire alla gente di mangiare?». «Dobbiamo cercare alleati e aspettare l’occasione giusta per cambiare le cose. E’ stato solo il primo passo». In questa stessa piazza, quasi un mese fa, il neo premier Alexis Tsipras pronunciava a braccia spalancate il suo discorso di investitura. «Chiuderemo con il circolo vizioso dell’austerità, cancelleremo il memorandum dei sacrifici, usciremo da anni di oppressione, andiamo verso una Europa che sta cambiando». A Bruxelles ha cominciato a realizzare le sue promesse? A metà giornata la faccia stanca del premier appare in tv. Deve essersi preparato davanti allo specchio perché riprende il linguaggio di quella notte storica, usa il vecchio trucco della politica di addossare i problemi a chi è venuto prima e, infine, dispensa ottimismo, come se i risultati dell’Eurogruppo non fossero quanto meno discutibili e appesi alle verifiche periodiche che assomigliano come gocce d’acqua a quelle della troika (solo a parole morta e sepolta).
«Venti giorni fa — ha detto Tsipras — abbiamo preso il timone di un Paese sull’orlo dell’abisso. Ieri — venerdì, ndr — abbiamo fatto un passo decisivo lasciandoci alle spalle la troika, i salvataggi e l’austerità. Abbiamo vinto una battaglia, ma non la guerra. Le difficoltà, i veri problemi sono ancora davanti a noi». Per il giovane premier era importante offrire un titolo che definisse la sua versione dei fatti, «vittoria», e sottolineare l’unica evoluzione verificabile: il termine troika è effettivamente scomparso dai documenti sostituito da «le tre istituzioni», ma vuol dire comunque che occhiuti funzionari di Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione europea, passeggeranno per Atene controllando i conti. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, per una volta in disparte, ha dato un’interpretazione più tecnica del presunto vantaggio. «L’Europa ha accettato che non dovremo realizzare supinamente le riforme imposte al precedente governo, ma nell’ambito dell’equilibrio di bilancio, potremo elaborare politiche diverse, originali, che riteniamo più adeguate. Ora Atene diventa co-autrice delle proprie riforme». E’ probabilmente questo il punto. Qui si giocheranno tutte le prossime partite, a partire da domani, con la prima lista di proposte anti crisi «made in Greece».
Andrea Nicastro