Tra i correntisti figurano nomi di italiani illustri — dallo stilista Valentino al motociclista Valentino Rossi, fino a Flavio Briatore — che ieri hanno subito respinto le accuse e spiegato che i depositi sono perfettamente regolari. Ma i nostri connazionali nella lista sono molti di più: oltre 7 mila, con circa 6,5 miliardi depositati nelle casse della Hsbc, fondi in parte leciti, in parte sottratti al fisco. La dimensione dello scandalo però va ben oltre: non si tratta solo di evasione fiscale — di per sé fatto grave — ma l’aspetto più impressionante è che tra i miliardari “ospitati” dalla confederazione elvetica risultano criminali internazionali, dittatori, commercianti di “diamanti insanguinati” e addirittura organizzazioni sospettate di terrorismo.
Duemila nomi sono di commercianti di diamanti, preziosi usati spesso per finanziare guerre, come è accaduto in Angola, Costa d’Avorio, Sierra Leone. Ma compaiono tra i clienti anche faccendieri che hanno procurato armi per i massacri in Liberia, o rifornito di ordigni paesi come la Tanzania o Taiwan. Compaiono poi i nomi di componenti di una ong saudita accusata di finanziare Al Qaeda.
Altri nominativi illustri: la top model australiana Elle MacPherson, gli attori Christian Slater e Joan Collins; il re di Giordania Abdullah II, quello del Marocco Mohammed VI; il nobile arabo Bandar Bin Sultan, il principe del Bahrain Salman bin Hamad al Khalifa. Ma ci sono anche i piloti di Formula Uno Fernando Alonso e Heikki Kovalainen, il cantante Phil Collins. E altri, inquietanti: Rami Makhlouf, cugino del presidente siriano Bashar al Assad considerato la mente finanziaria del regime di Damasco. Rachid Mohamed Rachid, ministro egiziano del Commercio con l’estero, scappato dal Cairo durante la rivolta contro Mubarak; Frantz Merceron, ora deceduto, ritenuto l’uomo delle tangenti per conto dell’ex presidente haitiano Jean Claude “Baby Doc” Duvalier. Selim Alguadis, uomo d’affari turco, sospettato di aver fornito alla Libia di Gheddafi componenti per armi nucleari; Gennady Timchenko, miliardario e amico del presidente russo Vladimir Putin; Li Xiaolin, figlia dell’ex primo ministro cinese Li Peng, protagonista della repressione di piazza Tienammen.
Un elenco infinito, ma già alcuni paesi si sono mossi, anche perché su alcuni di questi nomi, prima ancora che diventassero di dominio pubblico, le procure lavoravano da tempo, grazie al fatto che Hervé Falciani, ex dipendente di Hsbc, aveva fornito gli elenchi alle forze dell’ordine.
La Procura di Roma ieri ha fatto sapere che indagherà, mentre quella di Torino — la prima a prendere in mano il dossier, quando nel 2011 uscì la prima parte della lista Falciani — ha spiegato che lavora, in collaborazione con i colleghi esteri e italiani, su un elenco di 121 mila nomi.
Ma poco purtroppo si recupera dell’evaso: sugli oltre 7 mila italiani, la Guardia di finanza ha individuato soltanto 190 persone non in regola con il pagamento delle tasse, 100 dei quali sono evasori totali (3276 le verifiche fiscali effettuate, 741 i milioni non dichiarati).
Ben diverso il risultato degli inglesi: hanno scovato ben 3600 contribuenti evasori. Come mai da noi risultati così magri? Va ricordato che in mezzo c’è stato lo scudo di Tremonti, cui hanno fatto ricorso ben 1264 nostri concittadini.
La Gran Bretagna, in compenso, è finita in mezzo a un ciclone politico: il Labour ha accusato il premier David Cameron di aver nominato sottosegretario al Commercio un ex presidente di Hsbc, Stephen Green. Cameron si è difeso spiegando che è tutto regolare e che tocca alla magistratura lavorare su questi dossier.
Dalla Spagna arriva la notizia che Falciani sarà assunto come consulente sulla lotta all’evasione da Podemos, in vista delle politiche di autunno. Mentre dal Belgio è arrivata una minaccia: la magistratura emetterà mandati di arresto internazionali agli attuali ed ex dirigenti di Hsbc se la magistratura svizzera non collaborerà inviando le informazioni richieste.