Questo meccanismo è noto da tempo, almeno da otto anni. Perché l’Amministrazione Obama ci ha messo così tanto a colpire Standard&Poor’s? (Le altre agenzie di rating stanno per ricevere sanzioni analoghe.) La spiegazione maliziosa, la diede S&P quando partì l’inchiesta penale del Dipartimento di Giustizia: i capi dell’agenzia di rating dissero che era una vendetta della Casa Bianca, dopo il downgrading (declassamento) del debito sovrano Usa avvenuto nell’estate 2012. Tutto falso: ora S&P si rimangia pubblicamente quell’insinuazione… forse anche per ottenere uno sconto della pena. Rispetto ai 3,2 miliardi della richiesta iniziale, alla fine il Dipartimento di Giustizia si è accontentato di meno di un terzo.
La lentezza del procedimento comunque può avere un’altra spiegazione, non dietrologica. Un conto è dimostrare che le triple A regalate dai Signori dei rating ebbero un ruolo malefico nella grande crisi; altro è dimostrare che ci fu dolo. Per farlo, il segretario alla Giustizia Eric Holder ha dovuto sguinzagliare i suoi inquirenti, affinché reperissero le prove della malafede. Che alla fine sono saltate fuori sotto la forma delle classiche email interne: i dirigenti di S&P tra di loro scherzavano senza troppo ritegno sulla “casa dei mutui subprime che sta per crollarci addosso”. Insomma sapevano che quei titoli erano spazzatura, ma continuavano a spacciarli per diamanti visto che S&P ne aveva un tornaconto.
Con questa sanzione, che si aggiunge agli altri 40 miliardi di dollari di multe inflitte alle grandi banche, Wall Street ha quasi finito di “espiare” le sue colpe, almeno per quanto riguarda le indagini avviate dall’Amministrazione Obama. In alcuni casi c’è una coda di processi civili per danni. S&P, per esempio, ha dovuto anche risarcire il più grande fondo pensione americano (Calpers, la previdenza degli impiegati statali della California) con 125 milioni. «Il patteggiamento con S&P – ha dichiarato il ministro Holder – sottolinea che siamo determinati nel perseguire chiunque abbia violato la legge e contributo alla crisi finanziaria del 2008. In più di una occasione i vertici di S&P hanno ignorato i loro stessi analisti, i quali mettevano in guardia l’agenzia contro i rating di alto livello concessi a prodotti finanziari i cui risultati erano inferiori al voto assegnato».