Renzi: «Ora l’Italia può tornare a correre Il 2015 per noi sarà un anno felix»

by redazione | 8 Febbraio 2015 9:28

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MILANO Expo non lo fermerà nessuno. Neppure qualche minoranza tentata dall’«inaccettabile diritto del boicottaggio» contro il quale «siamo pronti a intervenire anche a livello normativo, per evitare una figuraccia a livello internazionale».
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si riferisce sicuramente ai lavoratori della Scala, che avrebbero intenzione di festeggiare il Primo Maggio, come da loro «sacrosanto diritto» in corteo, rischiando però di far saltare la prima della Turandot. Ma il «Nessun dorma» che il primo ministro ripete alla platea, citando l’aria più nota di Puccini, è indirizzato a tutti. Nell’intervento a conclusione della giornata di lavori all’Hangar Bicocca, l’obiettivo è richiamare il Paese intorno al concetto di identità e, per questo, «ciascuno deve mettere del proprio senza aspettare che altri risolvano i problemi». Renzi vuole infondere ottimismo: «Il 2015 per noi sarà un anno felix, che non vuol dire solo felice ma anche fertile».
Arrivato all’Hangar dopo una visita privata allo stabilimento Pirelli, Renzi ascolta gli ultimi interventi e poi prende il microfono. L’attacco è una battuta riferita al discorso dell’ex presidente brasiliano Lula: «Abbiamo dovuto tagliare una parte topica, quando si rivolgeva al “compagno Maroni” per evitare che si offendesse Pisapia».
Poi parte in quarta. Fa notare che se prima l’Expo si associava al termine «scandalo», poi, «grazie anche al lavoro del commissario Sala e della sua squadra, del prefetto e soprattutto di Raffaele Cantone e dell’Anac (l’Autorità Anticorruzione)», si è passati a parlare di «opportunità». Nei ringraziamenti, e la cosa non passa inosservata, il premier non dimentica di citare Letizia Moratti, che era sindaco quando Milano conquistò l’Expo a Parigi superando nei consensi la candidatura di Smirne.
Da scandalo a opportunità, dicevamo, e il passaggio successivo è appunto quello dell’Identità: «Expo non sarà solo un evento, non solo una fiera, non siamo un catering, eppure vogliamo che si parli di cibo e che il cibo sia all’altezza. Non siamo una ditta di eventi eppure vogliamo che le cose filino bene». Invece, siamo un «Paese che con l’Expo vede quello che può essere l’Italia di domani; un’occasione per combattere le ingiustizie». Anche perché nel frattempo qualcosa sta cambiando: «Dopo anni di polemiche qualcosa dall’Europa si muove, ci sono tutte le condizioni per tornare a correre», ha confermato Renzi sottolineando anche che «finalmente il rapporto tra euro e dollaro è tornato nei canoni di una normalità che aiuta le nostre imprese», cosa che, sommata alla crisi del petrolio, potrà aiutare la crescita.
Renzi gioca la carta dell’orgoglio, insomma: «Non siamo un Paese rannicchiato nella paura». E il fatto che insieme a lui sia arrivata a Milano una folta pattuglia di suoi ministri dimostra che davvero il governo crede alla possibilità di usare Expo per riconquistare un ruolo sulla scena internazionale e per ridare respiro e fiducia ai cittadini. Dal punto di vista politico, è proprio il governo, trascinato in questa avventura dal ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, a mettere in campo la Carta Milano su cui si è lavorato ieri: il documento che resterà eredità di Expo sui temi della sostenibilità ambientale, della lotta allo spreco e del diritto al cibo.
La Carta è anche frutto del confronto ai 500 tavoli riuniti ieri e coordinati dal professor Salvatore Veca, guida di Laboratorio Expo per la Fondazione Feltrinelli: e infatti Renzi si sofferma per un incontro privato sia con Veca che con Carlo Feltrinelli. Sala è seduto al suo fianco e alla fine commenta soddisfatto: «Ho visto il premier molto convinto su Expo e ha dato a tutti la carica».
Quando Renzi è già scappato via, dopo aver salutato tutti i politici presenti — compreso il sindaco Giuliano Pisapia, anche se non è il momento di parlare del prossimo candidato sindaco — e alcuni imprenditori tra cui l’amico Oscar Farinetti, e mentre i volontari stanno ritirando la frutta avanzata dalle cassette di legno della scenografia (giusto per non dare il cattivo esempio dopo tanto parlare di lotta allo spreco), è Martina a tirare la conclusione: «Direi che con oggi siamo decisamente riusciti a cambiare registro e ad alzare il livello sui contenuti dell’evento».
Fra 82 giorni, si comincia.
Elisabetta Soglio
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