Renzi fa gli onori di casa, riconosce che «il risultato delle elezioni greche è un messaggio di speranza». Il premier vede un alleato in Tsipras: «Anche se veniamo da esperienze e famiglie politiche diverse, crediamo entrambi che si debba restituire alla politica la possibilità di cambiare le cose », anche in Europa per svoltare dall’austerity a crescita e solidarietà. Ma poi rimarca che non vanno d’accordo su tutto. Quindi promette «il massimo supporto a Tsipras in tutte le sedi» e si dice certo «che ci siano le condizioni per trovare un punto di intesa tra le autorità greche e le istituzioni europee ».
Tuttavia Renzi ricorda la necessità di mettere mano alle riforme e nel faccia a faccia con Tsipras non scende nei dettagli del piano che la Grecia sta studiando per smantellare la troika e rinegoziare gli impegni con l’Europa, che in questi anni ha salvato Atene versando 240 miliardi di euro. Renzi, anche in pubblico, non commenta il piano messo a punto dal leader di Syriza e per trovare una soluzione al dramma ellenico rimanda al tavolo europeo: «Facciamo il tifo e diamo il nostro supporto perché questa emergenza sia affrontata nelle sedi proprie europee, serve un segnale di intelligenza da parte di tutti verso un diverso approccio per le politiche economiche e uno sforzo di tutti per fare le riforme».
La posizione del premier italiano è questa dunque, «vi diamo una mano ma non vi diamo ragione », riassumerà con i collaboratori in serata. Un atteggiamento studiato anche durante la telefonata di domenica scorsa con Angela Merkel. D’Altra parte la Grecia deve all’Italia 40 miliardi. «Non c’è nessun asse del Mediterraneo – rimarca il premier con i suoi – la Grecia ha un problema specifico che deve risolvere in Europa ». Se poi Roma potrà dare una mano per chiudere un accordo non si tirerà indietro, ma non parte da alleata o da mediatrice tra Atene e Berlino.
Tsipras cerca di essere rassicurante, garantisce che «con il nuovo governo greco i cittadini e i creditori europei non devono avere paura». Come dire, Atene non ha più velleità di cancellare il debito e lasciare a bocca asciutta chi le ha prestato soldi per salvarla. «Vogliamo soluzioni di reciproco vantaggio », spiega, «proponiamo nuove idee senza creare deficit o dover pagare nuovi prestiti, bensì per coprire i debiti già contratti ». Atteggiamento morbido – si dice anche pronto ad «idee alternative » dei partner – che viene premiato dai mercati, con la Borsa di Atene che chiude con un +11% e Milano a +2,57%. Per il resto Tsipras, che oggi vede Hollande e poi il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, conferma la linea politica che lo avvicina a Renzi: «Io e Matteo parliamo la stessa lingua, quella della verità, siamo coetanei, entrambi vogliamo cambiare l’Europa, servono coesione e della crescita al posto di paura e incertezza». Su questi temi certamente i due lavoreranno a stretto contatto.
Chi scende nel dettaglio del piano greco sono invece Piercarlo Padoan e Yanis Varoufakis. E anche Padoan è cauto, ascolta, non si sbilancia con il ministro delle finanze greche che oggi vedrà Draghi, giovedì Schaeuble e infine l’11 febbraio sarà ascoltato dai colleghi della moneta unica che hanno convocato un Eurogruppo straordinario proprio alla vigilia del summit dei leader di giovedì prossimo. Il comunicato che Padoan pubblica dopo il pranzo con Varoufakis è in sintonia con l’atteggiamento di Renzi: «È importante che la Grecia si collochi su un sentiero di crescita con un programma di riforme, l’Unione è un luogo dove solidarietà e responsabilità si esercitano congiuntamente, l’Eurogruppo e l’Ecofin sono le sedi dove ciascuno stato membro può discutere i propri problemi». Dunque anche al Tesoro, spiegano, la linea è di sostegno ad Atene, «ma non di disponibilità ad assi, mediazioni o alleanze contro qualcuno». Una cautela che si spiega anche con quanto Renzi deve affermare in serata nel salotto di Porta a Porta: «Il nostro debito è sostenibile, rispettiamo gli impegni senza pensare ad alcuna manovra di ristrutturazione del debito». Non solo Atene, così pensa il nostro governo, è un debitore, ma fare alleanze troppo strette potrebbe gettare sospetti sulla nostra capacità di finanziare il debito italiano.