Quel documento per il compromesso E la scelta di Moscovici su aiuti e austerity
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BRUXELLES Il segnale di avvicinamento ad Atene e Berlino l’ha inviato il commissario Ue per gli Affari economici, il socialista francese Pierre Moscovici, che nell’Eurogruppo dei 19 ministri finanziari di lunedì scorso aveva presentato un documento di compromesso ritenuto accettabile dal responsabile delle Finanze greco Yanis Varoufakis e poi sostituito dalla bozza filo-Germania respinta da Atene. «Lo scenario privilegiato è che la Grecia sia nella zona euro e per questo abbiamo detto al governo greco che ora deve inviare la richiesta per l’estensione del programma — ha affermato Moscovici a Bruxelles —. Chiamatela tecnica o come volete. Siamo uniti, pensiamo che la soluzione sia possibile». Poco dopo la rete televisiva Antenna e altri media greci hanno anticipato l’intenzione del premier Alexis Tsipras di valutare già oggi se chiedere una proroga di sei mesi basandosi proprio sulla proposta di Moscovici. Riguarderebbe una estensione solo di parte del programma di aiuti finanziari con le relative condizioni. Potrebbe poi essere convocato un Eurogruppo straordinario venerdì o la settimana prossima per far siglare il compromesso ai 19 ministri finanziari della zona euro prima della scadenza dei prestiti di salvataggio il 28 feb- braio. Il commissario Ue francese ha cercato di smorzare le polemiche provocate da Varoufakis, quando ha rivelato la disponibilità greca a firmare il documento di compromesso già all’Eurogruppo lunedì scorso e la sua sorpresa nel vederlo sostituito in extremis dal presidente della riunione, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, che ha tirato fuori una bozza in linea con la posizione rigida del ministro Wolfgang Schäuble. «Non c’è un poliziotto buono e un poliziotto cattivo — ha detto Moscovici —. Non c’è un documento e uno alternativo. Ci sono contributi all’accordo comp l e s s i vo . Ci deve essere un margine di flessibilità, spazio per la politica».
Lo scontro a Bruxelles tra Atene e Berlino appare infatti politico. L’Eurogruppo accetterebbe le richieste tecnico-finanziarie elleniche (una decina di miliardi per arrivare all’estate, riduzione dell’impegno di avanzo primario all’1,5%, sei mesi per concordare un piano di rilancio dell’economia con Ue e Germania). Ma Schäuble esclude che un governo di estrema sinistra anti austerità possa uscire con una vittoria politica, anche solo parziale, opponendosi alla linea del rigore finanziario imposta in Europa dalla cancelliera tedesca di centrodestra Angela Merkel. A Berlino vogliono evitare un pericoloso precedente per gli altri Paesi membri con alto debito e di favorire l’ascesa dei movimenti anti austerità, come già sta avvenendo in Spagna con Podemos. Al momento nessuno si sente di rischiare le conseguenze di un’uscita della Grecia dalla moneta unica. Le banche greche stanno sollecitando la Banca centrale ellenica a trovare ulteriore liquidità al più presto per arginare la corsa agli sportelli provocati dal rischio di fallimento delle trattative all’Eurogruppo. Spuntano anche ragioni con una matrice geopolitica. All’Ecofin si è saputo che l’amministrazione Usa resta in continuo contatto con Atene verosimilmente per evitare un eventuale ricorso di Tsipras agli aiuti finanziari offertigli dalla Russia e dalla Cina, qualora decidesse di uscire dalla moneta unica.
Ivo Caizzi,
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