Quei 70 «franchi soccorritori» che fanno litigare Forza Italia
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ROMA Se Berlusconi chiamerà a processo i «franchi soccorritori» di Mattarella, Maurizio Gasparri (che possiede il copyright sul neologismo) produrrà le prove della sua innocenza: «Ho votato scheda bianca, il moviolone lo dimostra». Il moviolone, senatore? «Proprio così, noi siamo gli Aldo Biscardi di Forza Italia…». Con il voto segreto, per certificare di aver seguito la linea del gruppo c’è chi ha fotografato la scheda e chi vi ha impresso un segno di riconoscimento. Jole Santelli, azzurra doc, è stata messa di sentinella in Aula a scrutare la posizione dei piedi dei colleghi impegnati a votare sotto il catafalco: «Chi li teneva verso l’uscita non stata scrivendo, chi invece li girava verso la tavoletta era impegnato a usare la matita».
La giornata di ieri è stata anche questo, una surreale conta per schedare i lealisti e i traditori, i falchi e le colombe, i soldatini e i franchi soccorritori, appunto. La «valanga» Mattarella ha incassato ben oltre i 629 voti previsti sulla carta. Se i grandi elettori sono 1.009, i votanti 995 e Mattarella ha raggiunto quota 665, mezza Forza Italia potrebbe aver tradito le indicazioni di Berlusconi. Dall’insalatiera di vimini sono uscite 105 schede bianche, 42 in meno rispetto ai 147 grandi elettori azzurri. Ma ci sono anche 13 nulle, 14 voti dispersi, due schede per Martino, una per Razzi, una per Verdini… E poi c’è la possibilità teorica, ma anche molto realistica, che su una quota di bianche ci siano le impronte digitali del Pd e del Ncd. Fonti parlamentari contano 15 bianche targate Ncd e altrettante del Pd. Se il dato fosse vero, vorrebbe dire che le bianche di Forza Italia sarebbero solo 75, facendo così lievitare il conto degli azzurri pro Mattarella fino a 72. Quanti voti ha perso Berlusconi? «Dopo che Alfano si è accodato, ognuno ha fatto quello che voleva — geme Giovanni Toti, consigliere politico dell’ex Cavaliere —. A quel punto, per me potevano votare anche Pippo, Pluto o Paperino».
Stabilire con precisione quanti sono i dissidenti di Forza Italia è impossibile. A Palazzo Chigi ne hanno conteggiati 30/35. I verdiniani sparano più alto: «Una settantina». E di che area sono i disubbidienti, di Berlusconi, di Verdini o di Fitto? Molti amici dell’ex governatore della Puglia dicono di aver visto Maria Rosaria Rossi, l’ambasciatrice di Palazzo Grazioli, indugiare in cabina troppi secondi. E lei, alla domanda «ha votato per Mattarella?», gira rapida i tacchi. L’ex sindaco di Roma Franco Carraro conferma la scheda bianca, poi corre davanti alle telecamere e denuncia «l’errore politico di non aver contribuito all’elezione del presidente, gli italiani ci chiedevano questo».
La guerra dei veleni si consuma nel centrodestra. Denis Verdini avrebbe dato ordine ai suoi di votare Mattarella, aprendo la resa dei conti in Forza Italia. E Raffaele Fitto? Sospettato di aver dato una bella mano a Renzi per eleggere il giudice costituzionale, ha fatto la spola da una tv all’altra per denunciare «una manovra» contro i suoi 35 dissidenti: «Le persone che conducono insieme a noi una battaglia dentro al partito sono note, se le vedete passare velocissimamente dentro l’urna significa che hanno votato bianca». Se invece si fermano venti secondi o più, stile Saverio Romano? Vogliono far sapere urbi et orbi che stanno con Mattarella. Moviolone contro moviolone, dunque.
Peppe Ruvolo, agrigentino di Rivera, spedisce sms per certificare che i 14 voti di Gal sono approdati al Quirinale: «Siciliani e democristiani marciano compatti e combattenti attraversando tutto l’arco costituzionale». Ma i franchi tiratori si contano in tutti i gruppi. Una decina di grandi elettori di Area popolare si sarebbero ribellati alle direttive pro Mattarella di Alfano e Casini. Una manciata di ex grillini (Campanella, Orellana, Di Pietro, Bocchino, Bencini, Casaletto) ha votato con i democratici, andando a ingrossare l’esercito mattarelliano. Chi invece sperava in uno sgretolamento del blocco grillino ortodosso ha dovuto fare i conti con 127 voti per Imposimato e nessun cedimento.
Nel Pd Ettore Rosato conteggia appena «cinque, sei franchi tiratori, nulla di politicamente organizzato». Beppe Fioroni, che ha curato la regia dell’«operazione Mattarella» orchestrata dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, teme invece che siano stati una trentina. Ma il capogruppo Roberto Speranza assicura che «il Pd ha votato totalmente per Mattarella». Gli unici indizi lasciati nell’urna sono i voti per Napolitano (2), Prodi (2), Bonino (2), Amato (1), Bersani (1), D’Alema (1), Veltroni (1).
Per scaramanzia, i democratici in arrivo a Montecitorio hanno avuto cura di non passare davanti al Capranica, il luogo dove due anni fa si consumò il delitto. L’unanimità della scelta non ha sciolto del tutto le tensioni interne. Con Bersani accusato sottotraccia di non aver favorito l’elezione di un ex ds e Sposetti puntato a dito come non simpatizzante di un cattolico al Quirinale. Daniele Marantelli ci tiene molto a far sapere che i «turchi» di Matteo Orfini si sono contati e pesati: 65 schede con su scritto «Mattarella S.». Da non confondersi con «S. Mattarella» e «On. Sergio Mattarella», sigle di altre aree politiche. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) ha dichiarato che la minoranza del Pd avrebbe scritto «Mattarella Sergio», ma la cosa non risulta e il bersaniano Davide Zoggia smentisce: «In una giornata importante come questa non si gioca».
Stabilire con precisione quanti sono i dissidenti di Forza Italia è impossibile. A Palazzo Chigi ne hanno conteggiati 30/35. I verdiniani sparano più alto: «Una settantina». E di che area sono i disubbidienti, di Berlusconi, di Verdini o di Fitto? Molti amici dell’ex governatore della Puglia dicono di aver visto Maria Rosaria Rossi, l’ambasciatrice di Palazzo Grazioli, indugiare in cabina troppi secondi. E lei, alla domanda «ha votato per Mattarella?», gira rapida i tacchi. L’ex sindaco di Roma Franco Carraro conferma la scheda bianca, poi corre davanti alle telecamere e denuncia «l’errore politico di non aver contribuito all’elezione del presidente, gli italiani ci chiedevano questo».
La guerra dei veleni si consuma nel centrodestra. Denis Verdini avrebbe dato ordine ai suoi di votare Mattarella, aprendo la resa dei conti in Forza Italia. E Raffaele Fitto? Sospettato di aver dato una bella mano a Renzi per eleggere il giudice costituzionale, ha fatto la spola da una tv all’altra per denunciare «una manovra» contro i suoi 35 dissidenti: «Le persone che conducono insieme a noi una battaglia dentro al partito sono note, se le vedete passare velocissimamente dentro l’urna significa che hanno votato bianca». Se invece si fermano venti secondi o più, stile Saverio Romano? Vogliono far sapere urbi et orbi che stanno con Mattarella. Moviolone contro moviolone, dunque.
Peppe Ruvolo, agrigentino di Rivera, spedisce sms per certificare che i 14 voti di Gal sono approdati al Quirinale: «Siciliani e democristiani marciano compatti e combattenti attraversando tutto l’arco costituzionale». Ma i franchi tiratori si contano in tutti i gruppi. Una decina di grandi elettori di Area popolare si sarebbero ribellati alle direttive pro Mattarella di Alfano e Casini. Una manciata di ex grillini (Campanella, Orellana, Di Pietro, Bocchino, Bencini, Casaletto) ha votato con i democratici, andando a ingrossare l’esercito mattarelliano. Chi invece sperava in uno sgretolamento del blocco grillino ortodosso ha dovuto fare i conti con 127 voti per Imposimato e nessun cedimento.
Nel Pd Ettore Rosato conteggia appena «cinque, sei franchi tiratori, nulla di politicamente organizzato». Beppe Fioroni, che ha curato la regia dell’«operazione Mattarella» orchestrata dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, teme invece che siano stati una trentina. Ma il capogruppo Roberto Speranza assicura che «il Pd ha votato totalmente per Mattarella». Gli unici indizi lasciati nell’urna sono i voti per Napolitano (2), Prodi (2), Bonino (2), Amato (1), Bersani (1), D’Alema (1), Veltroni (1).
Per scaramanzia, i democratici in arrivo a Montecitorio hanno avuto cura di non passare davanti al Capranica, il luogo dove due anni fa si consumò il delitto. L’unanimità della scelta non ha sciolto del tutto le tensioni interne. Con Bersani accusato sottotraccia di non aver favorito l’elezione di un ex ds e Sposetti puntato a dito come non simpatizzante di un cattolico al Quirinale. Daniele Marantelli ci tiene molto a far sapere che i «turchi» di Matteo Orfini si sono contati e pesati: 65 schede con su scritto «Mattarella S.». Da non confondersi con «S. Mattarella» e «On. Sergio Mattarella», sigle di altre aree politiche. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) ha dichiarato che la minoranza del Pd avrebbe scritto «Mattarella Sergio», ma la cosa non risulta e il bersaniano Davide Zoggia smentisce: «In una giornata importante come questa non si gioca».
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