Nigeria, ragazza sedicenne si fa esplodere Strage di bambini alla fermata del bus
by redazione | 16 Febbraio 2015 10:36
Le stazioni degli autobus, in Africa, sono i luoghi più affollati. Un paradiso in terra per i kamikaze: ieri poco dopo mezzogiorno una ragazza si è fatta esplodere alla stazione di Damaturu, Stato di Yobe, nord-est della Nigeria. Stato di conquista per Boko Haram, le savane dove è nato il loro sanguinario leader quarantenne Abubakar Shekau. Almeno dieci le vittime, molti i bambini: chi vendeva noccioline, chi chiedeva l’elemosina. Quasi metà dei 180 milioni di nigeriani ha meno di 14 anni. Boko Haram non bada all’età. Il conflitto che gli estremisti hanno scatenato cinque anni fa per la creazione di un Califfato islamico appare sempre di più una guerra di minorenni, mandati a uccidere e a morire.
Con l’esplosivo sotto la lunga veste, la ragazza si è fatta saltare nel calore del primo pomeriggio. Quando il fumo si è dissolto, la folla inferocita ha impedito alla polizia di portar via i resti dell’attentatrice, che sono stati bruciati sul posto. I testimoni hanno raccontato che aveva il viso di una sedicenne, un volto appena un po’ più vissuto di quelli altrettanto sfigurati delle vittime.
E forse non è un caso che, tra i 36 Stati nigeriani, Yobe registri il più basso tasso di scolarizzazione: tra i 13 e i 18 anni, solo il 12% dei ragazzi va a scuola. Quello è anche lo Stato dove meno del 10% dei bambini sotto i due anni conosce la laica benedizione delle vaccinazioni (che molti giudicano uno strumento per ridurre la fertilità delle donne). Ma che importa proteggersi da polio e morbillo, quando una sorella maggiore ti spedisce nel calderone delle vittime senza nome?
Quello di ieri è il primo attentato suicida a Damaturu, che nel dicembre scorso Boko Haram cercò di conquistare in forze. Un mese fa due piccole kamikaze furono fatte «brillare» non lontano da lì, a Potiskum, in mezzo al mercatino dei telefonini. I testimoni dissero che non avevano più di 10 anni. In quel caso le vittime erano appena più grandi delle carnefici. Nel novembre scorso, nella stessa località, un ragazzo entrò in una scuola facendosi passare per studente e saltò in aria uccidendo una quarantina di coetanei.
In questi anni piccoli kamikaze «salvati» da un difetto dell’esplosivo hanno raccontato di essere stati spinti su quella strada dalle famiglie, soprattutto dai padri. Ecco l’inferno sulla terra: sacrificare una figlia o un figlio anziché mandarlo a scuola. O almeno, se non ci sono soldi, a vendere noccioline alla stazione dei pullman.
Michele Farina