Da mesi Podemos preparava la propria «conta»; una manifestazione a Madrid, nel cuore del paese, per dimostrare la propria forza (confermata dai sondaggi che danno Podemos come primo partito in Spagna).
Risultato raggiunto, perché centinaia di migliaia di persone hanno occupato le strade di Madrid, finendo per confluire in una Puerta del Sol dal colpo d’occhio micidiale. Secondo El Pais, Podemos «ha mostrato i suoi muscoli», preoccupando non poco i propri rivali popolari e socialisti. Un successo ottenuto con la partecipazione di quel «popolo», divenuto ormai riferimento delle sinistre radicali, capaci di arrivare al potere, come accaduto in Grecia, o in procinto di arrivarci, come potrebbe accadere in Spagna.
Le elezioni nazionali sono ancora lontane – a novembre – ma a breve inizierà una girandola di consultazioni amministrative (dapprima — il 22 marzo — in Andalusia) che potranno accompagnare il cammino di Podemos, fino all’obiettivo più ghiotto: sfiancare i socialisti e i popolari, e governare il paese da soli, con un programma di sinistra vera.
Se dopo la Grecia dovesse capitare anche in Spagna, si tratterebbe di un segnale storico e in grado di cambiare presumibilmente le sorti dell’intero vecchio continente.
La «marcha del cambio», come è stata definita, ha dato la possibilità a Podemos di dare una sorta di «calcio d’inizio» a quest’anno che potrebbe portare il partito al governo. Le parole del leader, Pablo Iglesias, («el coleta», il codino) non lasciano dubbi sulle intenzioni di Podemos: «Questo è il nostro sogno, che diventerà realtà quest’anno, dove andremo a cambiare tutto, cominciando a vincere le elezioni del 2015. Qualcuno parla di Spagna come un «brand», una marca. Ma noi non siamo una mercanzia, che si può comprare o vendere. Siano maledetti coloro che vendono la nostra cultura come fosse una merce. Quest’anno cambia tutto, e al governo andrà il popolo spagnolo». Non sono mancati i riferimenti ad un tema molto caro tanto a Podemos, quanto a Syriza (la cui vittoria ha finito per regalare grande slancio anche alla sinistra spagnola), ovvero quello sulla sovranità. Sia Podemos sia Syriza, come altri movimenti di sinistra, da sempre richiamano all’importanza della sovranità, persa a causa delle decisioni ordinate dalle troika.
A questo proposito Iglesias ha specificato che «siamo un popolo di sognatori, come don Chisciotte, ma abbiamo chiare molte cose. Una di queste è che la nostra sovranità non è a Davos. In quei luoghi hanno deciso di umiliarci con quello che loro chiamano austerità. È il momento di un piano di riscatto di tutti i cittadini spagnoli».
Iñigo Errejón, numero due di Podemos, ha raccontato che «abbiamo protestato e nessuno ci ha ascoltato. Ora è il momento nel quale il popolo recupera la sovranità e si riprende il paese». E per sottolineare la valenza «popolare» dell’evento, i dirigenti del partito non si sono messi all’inizio del corteo. Infine, non potevano mancare le prime reazioni a mezzo stampa dei «rivali» di Podemos, in primo luogo i popolari. Alle parole di Iglesias e degli altri dirigenti in piazza, è arrivata la reazione stizzita del premier Rajoy: «Descrivono in modo negativo il paese». Secondo il leader popolare, Podemos è «una moda», che «durerà poco».