«Il mondo si divide tra quelli che sono italiani e quelli che vorrebbero essere italiani». Lo sceicco Suhami Al-Thani, 29 anni, membro della famiglia reale del Qatar e secondo cugino dell’attuale emiro, ha in passato parlato così dell’Italia, a proposito dell’investimento della Qatar Holding che nel 2013 aveva acquisito una partecipazione del 40% di Porta Nuova. Un investimento che ora sale al 100% e che consegna agli emiri l’intero quartiere di Milano, noto, a livello internazionale per il grande progetto di riqualificazione e per quel Bosco Verticale di Boeri, giudicato l’edificio alto più bello del mondo.
Milano, Olbia, Firenze, Porto Cervo, gli investimenti del Qatar in Italia spaziano dall’immobiliare alle banche fino ad arrivare alla moda in una ragnatela di intrecci che portano sempre allo stesso cognome: Al Thani, la famiglia reale di Doha. E così il Qatar, che con i suoi undici mila chilometri quadrati di superficie è poco più grande della Basilicata, si è dedicata negli ultimi anni a uno shopping compulsivo molto «italian style»: nel 2011 gli Al Thani hanno acquisito l’hotel Gallia a Milano, nel 2012 il fondo sovrano ha praticamente rilevato la Costa Smeralda. Nello stesso anno, attraverso la «Mayhoola for investment», i reali del Qatar hanno comprato la maison Valentino per 700 milioni di euro. E più di recente la stessa QIA, che ha comprato Porta Nuova, è entrata con un investimento di 165 milioni nel capitale di Inalca, la società del gruppo Cremonini, insieme al Fondo Strategico italiano.
Del resto i soldi non mancano alla minuscola monarchia del Golfo, ricchissima di gas naturale, accusata in passato dal Financial Times di supportare i gruppi islamici nei Paesi arabi. Doha ha sempre negato e continua a «spendersi» molto, val la pena di dire, per gli immobili di pregio, compresi i più prestigiosi alberghi di Firenze: acquisiti il Four Season, all’interno del Palazzo della Gherardesca e lo storico Grand Hotel Baglioni. A Milano, il Qatar Investment Authority si è concentrato sulle sedi delle banche come il palazzo di via Santa Margherita che ospita gli uffici di Credit Suisse. Oltre ad aver partecipato a un fondo costruito ad hoc per valorizzare un portafoglio di filiali di Deutsche Bank. Ora è la volta di Porta Nuova: Qia ha rilevato di fatto le quote degli altri soci fra cui Unipol, Hines, il fondo pensioni Ttiaa Cref, Coima (famiglia Catella) assistita da Shearman & Sterling, dallo studio Tremonti e dall’advisor Citi.
L’entità dell’operazione non è stata resa nota ma il complesso di grattacieli, ponti e spazi verdi viene stimato con un valore di mercato di circa due miliardi di euro. Per arrivare alla firma (siglata questa settimana) ci sono voluti sei-sette mesi e a quanto pare il Qatar intende mantenere la maggioranza per un lungo periodo, con un orizzonte temporale che potrebbe arrivare fino al 2030. Che dietro questa grande operazione ci sia la volontà dell’emiro 34enne Tamim bin Hamad Al Thani o la spinta di sua madre, Sheikha Mozah, più volte avvistata alla prima della Scala e grande ispiratrice dei più recenti cambiamenti in Qatar, non è dato sapere. Quel che è certo è che anche fuori dai confini italiani gli emiri non si sono mai fatti mancare niente, con investimenti che vanno dai magazzini Harrods fino alla Borsa di Londra, dal Banco Santander a Barclays, fino ad arrivare al pallone con il Paris Saint-Germain. In attesa del Campionato mondiale di calcio che si terrà nel 2022 e di cui si è discusso, di recente, per quello che potrebbe diventare il primo mondiale invernale. Dove? In Qatar.
Corinna De Cesare