L’Italia non riconosce la Pale­stina

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Il rico­no­sci­mento pieno non è arri­vato. L’Italia per il momento si impe­gna solo a «soste­nere l’obiettivo della costi­tu­zione di uno Stato pale­sti­nese» nella logica di «due popoli, due stati» e a «pro­muo­vere il rico­no­sci­mento della Pale­stina quale stato demo­cra­tico e sovrano entro i con­fini del 1967», con «Geru­sa­lemme capi­tale con­di­visa», soste­nendo e pro­muo­vendo i nego­ziati di pace «diretti tra le parti». Con­tra­ria­mente a quanto annun­ciato dalla mag­gio­ranza di governo, le due mozioni appro­vate ieri dalla Camera — quella del Pd votata anche dai depu­tati di Sel che con­tiene i punti sopra ripor­tati, e quella del Ncd e del gruppo di Area popo­lare, con­trap­po­sta alla prima ma solo in parte — non seguono le orme della riso­lu­zione del Par­la­mento euro­peo votata appena il 17 dicem­bre scorso anche dall’Italia che soste­neva «in linea di prin­ci­pio il rico­no­sci­mento dello Stato pale­sti­nese e la solu­zione a due Stati», rite­nendo che «ciò debba andare di pari passo con lo svi­luppo dei col­lo­qui di pace, che occorre far avanzare».
Ben lon­tani dalla Sve­zia che è stato il primo Paese euro­peo a rico­no­scere appieno lo Stato di Pale­stina, e dif­fe­ren­te­mente anche dai par­la­men­tari della Gran Bre­ta­gna, della Fran­cia, della Spa­gna, dell’Irlanda, del Por­to­gallo e del Bel­gio, i depu­tati ita­liani ieri hanno mostrato tutta la dif­fi­coltà poli­tica di una mag­gio­ranza che porta in seno posi­zioni incon­ci­lia­bili. La prima mozione appro­vata con 300 voti a favore, 45 con­trari e 59 aste­nuti è il risul­tato di una lunga e dif­fi­cile trat­ta­tiva con­dotta dal capo­gruppo demo­cra­tico Roberto Spe­ranza all’interno del suo stesso par­tito. Su di essa sono con­vo­gliati anche i voti di Sel che ha visto boc­ciare la pro­pria mozione, deci­sa­mente più schie­rata in favore della Pale­stina così come lo era anche il testo del M5S, i cui depu­tati però hanno pre­fe­rito astenersi.

Ma per sal­vare capra e cavoli in casa pro­pria, il governo ha dato parere favo­re­vole anche alla mozione del Ncd che è stata appro­vata in coda alla prima con 237 sì, 84 no e 64 asten­sioni. Un testo che si limita a «soste­nere la tem­pe­stiva ripresa del nego­ziato diretto, come via mae­stra per la rea­liz­za­zione degli Accordi di Oslo», ma soprat­tutto impe­gna il governo «a pro­muo­vere il rag­giun­gi­mento di un’intesa poli­tica tra Al-Fatah e Hamas che, attra­verso il rico­no­sci­mento dello Stato d’Israele e l’abbandono della vio­lenza, deter­mini le con­di­zioni per il rico­no­sci­mento di uno Stato pale­sti­nese». Una mozione, quella di Ac-Ncd, che in molti hanno rite­nuto con­trap­po­sta alla prima ma che invece, spiega il vice capo­gruppo Pd Andrea Mar­tella, costi­tui­rebbe un’«integrazione al primo testo» secondo «il rego­la­mento della Camera» per­ché i due testi non sono «né pre­clusi né assor­biti» l’uno dall’altro.

Eppure, gli applausi della mag­gio­ranza a con­clu­sione del voto e gli entu­sia­smi del Pd e di Sel non durano a lungo. «Oggi è un bel giorno per il Par­la­mento. Appro­vata mozione per il rico­no­sci­mento della Pale­stina. #due­po­po­li­due­stati», twitta Spe­ranza. Gli fa eco il coor­di­na­tore di Sel Nicola Fra­to­ianni, pur incassa il risul­tato pur stig­ma­tiz­zando il dop­pio sì del governo. Ma quello che sem­bra un tra­guardo rag­giunto viene sciu­pato dalle rea­zioni di Israele e dai ter­ri­tori occu­pati: «Acco­gliamo posi­ti­va­mente la scelta del Par­la­mento ita­liano di non rico­no­scere lo Stato pale­sti­nese e di aver pre­fe­rito soste­nere il nego­ziato diretto fra Israele e i pale­sti­nesi», scrive in un comu­ni­cato l’ambasciata israe­liana a Roma. «Con­tento» anche il pre­si­dente della comu­nità ebraica di Roma, Ric­cardo Paci­fici, che accusa Hamas di essere «un osta­colo» alla pace.

Men­tre da Ramal­lah la prima a com­men­tare è la rap­pre­sen­tante dell’Olp, Hanan Ash­rawi, che defi­ni­sce «infe­lice» («unfor­tu­nate», nel testo in inglese) una «riso­lu­zione non si impe­gni per l’incondizionato e uffi­ciale rico­no­sci­mento dello Stato di Pale­stina» e chiede «al governo ita­liano di rico­no­scere lo Stato pale­sti­nese senza con­di­zioni». Aggiunge Mustafa Bar­ghouti, fra­tello di Mar­wan, dete­nuto nelle car­ceri israe­liane, che «non ha senso col­le­gare il rico­no­sci­mento della Pale­stina alla ripresa dei nego­ziati, quando è chiaro che è Israele a non volersi sedere al tavolo delle trat­ta­tive e con­ti­nua nelle sue poli­ti­che di amplia­mento delle colo­nie e di espro­pria­zione delle terre pale­sti­nesi». Per Bar­ghouti comun­que «le due mozioni votate non si esclu­dono a vicenda e natu­ral­mente apprez­ziamo molto la posi­zione del Pd».

Si dice «ama­reg­giato e deluso», il medico Yus­suf Sal­man, rap­pre­sen­tante della Mez­za­luna pale­sti­nese in Ita­lia: «Rim­piango in que­sto momento la poli­tica di Andreotti, Craxi e Ber­lin­guer — dice al mani­fe­sto — que­sta ambi­guità non serve a nes­suno. Chiedo all’Italia un po’ di coe­renza, visto che nel 2012 ha votato in sede Onu a favore del rico­no­sci­mento dello Stato, e nel 1980 riunì a Vene­zia l’intera Europa per rico­no­scere il diritto all’autodeterminazione del popolo pale­sti­nese». Arrab­biato anche Salem Ashur, pre­si­dente della comu­nità pale­sti­nese in Ita­lia: «Un voto che rispec­chia la con­fu­sione che vive l’Italia sul piano poli­tico — dice al tele­fono -. Pec­cato, per­ché doveva essere un mes­sag­gio forte per Israele che è oggi in mano agli estre­mi­sti e ai raz­zi­sti che stanno distrug­gendo l’immagine degli ebrei».



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