Lista Falciani tra i nomi nuovi Serra, Civati e Stracquadanio
MILANO . Nella lista Falciani spuntano due parlamentari italiani, con posizioni bancarie molto diverse. E qualche uomo d’affari vicino alla politica. I loro nomi compaiono nell’elenco segreto dei clienti della banca Hsbc di Ginevra, che da almeno cinque anni rimbalza tra varie Procure italiane, Guardia di finanza e servizi segreti. Un’inchiesta dell’International consortium of investigative journalists (Icij), a cui l’Espresso ha collaborato in esclusiva per l’Italia, è ora in grado di rivelare nel dettaglio i contenuti di questo colossale database.
I cittadini italiani associati a quei conti svizzeri (come beneficiari, cointestatari o procuratori dei conti) sono 7.499 e avevano depositi per un totale di 7 miliardi e 452 milioni di dollari. Oltre ai vip già emersi domenica scorsa, come il pilota Valentino Rossi, lo stilista Valentino Garavani e il manager Flavio Briatore (che ha la residenza fiscale all’estero), la lista comprende centinaia di imprenditori, dirigenti d’azienda, stelle dello spettacolo e professionisti di rango, ma anche commercianti, casalinghe e piccoli artigiani sconosciuti alle cronache. La lista fotografa la situazione del 2006-2007. L’anno successivo, il tecnico informatico Hervé Falciani riuscì a copiare i dati della banca per cui lavorava, per poi metterli a disposizione della magistratura spagnola e francese, che li ha trasmessi alle autorità italiane.
Il primo parlamentare citato nella lista Falciani è Giorgio Stracquadanio, ex radicale passato a Forza Italia-Pdl, legato a Marcello Dell’Utri. Stracquadanio è morto nel gennaio 2014, ma dai documenti bancari risulta che nel 2007 il suo conto alla Hsbc di Ginevra aveva una disponibilità notevole: dieci milioni e 700 mila dollari. L’Espresso ha contattato i suoi familiari, indicati come contitolari del conto, offrendo la possibilità di fornire chiarimenti. «Non ho alcun commento da fare», ha però dichiarato la sorella di Giorgio, Tiziana Stracquadanio, cointestataria del deposito insieme al padre Raffaele. Il parlamentare del Pd Giuseppe Civati viene invece collegato a un deposito con soli 6.589 dollari di cui è titolare suo padre Roberto, classe 1943, in passato amministratore di aziende importanti come la Redaelli Tecna di Milano. «Non ho mai avuto accesso a quel conto, di cui non sapevo proprio niente», ha dichiarato Civati a l’Espresso. «Solo ora mio padre mi ha spiegato — ha aggiunto — di averlo aperto quando era amministratore e azionista della Redaelli, che aveva fabbriche anche all’estero: c’erano soldi regolarmente dichiarati nei bilanci».
Gli atti di Falciani documentano che Civati, insieme alla madre, è stato inserito nelle carte della banca nel novembre 2000, quando aveva 25 anni: l’unica operazione registrata a suo nome coincide con la procura rilasciatagli dal padre. «Nel 2011 la Finanza ha sottoposto mio padre a una verifica a cui non è seguita alcuna contestazione», precisa Civati: «Il conto si è estinto nel 2011 per effetto delle spese bancarie, senza che dal 1998 sia mai stato effettuato alcun versamento o prelievo».
Molti beneficiari sono protetti dallo schermo di società offshore. Questo non basta, ovviamente, per qualificarli come evasori. Trasferire denaro in Svizzera di per sé non è reato, se le somme vengono segnalate nella dichiarazione dei redditi. O se l’interessato vive all’estero. Da 18 anni ha la residenza fiscale all’estero, ad esempio, Davide Serra, il finanziere con base a Londra salito alla ribalta come sponsor e sostenitore del premier Matteo Renzi. Tramite un portavoce, Serra ha confermato di essere titolare di un conto all’Hsbc «in totale trasparenza e in accordo con il sistema fiscale inglese».
La Guardia di Finanza finora ha controllato 3.276 cittadini italiani citati nella lista Falciani, ma ha potuto contestare soltanto 741 milioni di redditi non dichiarati. All’appello mancano soprattutto i tesori «regolarizzati» con il maxi-condono del 2009-2010, varato dal governo di Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti.
Nel numero in edicola da domani, l’Espresso pubblica nomi e posizioni di decine di personaggi italiani con i conti in Svizzera, molti dei quali hanno approfittato dello scudo. D’intesa con il consorzio Icij, l’Espresso ha deciso di contattare tutti gli interessati, offrendo la possibilità di fornire chiarimenti, e di pubblicare solo nomi di persone già interpellate.
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