La responsabilità dei giudici è legge Orlando: se serve pronti a correggerci
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ROMA Dopo infinite polemiche e discussioni è giunta in porto la legge sulla responsabilità civile dei magistrati che l’Ue aveva sollecitato fin dal 2011 con la previsione di 50 milioni di euro di «multa» in caso di inadempienza. Il voto definitivo, ieri a tarda sera alla Camera, è arrivato al termine di un dibattito neanche troppo acceso: 265 sì, 51 no, 63 astenuti. Alla fine la maggioranza si è presentata compatta e ha votato a favore, FI, Sel e la Lega (tranne Gianluca Pini, che ha votato a favore) se la sono cavata con l’astensione mentre il M5S ha votato contro.
«Anni di rinvii e polemiche, ma oggi la responsabilità civile dei magistrati è legge!», ha commentato il premier Matteo Renzi con un tweet, dopo che in Aula il Guardasigilli Andrea Orlando aveva affermato: «E’ un passaggio storico, la giustizia sarà meno ingiusta».
Superata la prova parlamentare ora per il governo inizia la parte più difficile del confronto permanente con l’Associazione nazionale magistrati che non mancherà di monitorare al millimetro gli effetti della nuova disciplina. La prima reazione dell’Anm parla di «pessimo segnale, legge contro i magistrati». Magistratura Indipendente (la corrente di centrodestra che fa capo al sottosegretario Cosimo Ferri) ha rilanciato la proposta di uno sciopero con «la raccolta di firme per la convocazione di un’assemblea dell’Anm che decida iniziative di protesta contro la riforma». Il ministro Orlando non ha voluto chiudere tutte le porte davanti alle toghe: «Con grande laicità valuteremo gli effetti della prima applicazione. Siamo disponibili a correggere i punti segnalati».
In Aula, solo i grillini hanno fatto muro intorno ai magistrati. «Votiamo no perché questa è una legge intimidatoria», ha argomentato in un appassionato intervento Alfonso Bonafede che però si è dovuto arrampicare sugli specchi per spiegare la conversione ad «U» del M5S: «Al Senato il voto del Movimento è stato favorevole perché avevamo ottenuto l’esclusione della responsabilità diretta e segnali di apertura sulle modifiche da fare qui alla Camera».
Per Orlando, però, il provvedimento che modifica dopo 26 anni la legge Vassalli imposta dal referendum del 1987, «è un reale punto di equilibrio». Orlando, poi, non accetta le accuse lanciate dal M5S: «Io rifiuto l’argomento della intimidazione quando si parla di inchieste che vogliono intimidire la politica, ma rifiuto l’argomento dell’intimidazione anche quando si fanno leggi che servono a risarcire cittadini».
Mezzo Pd, comunque, si è dovuto preoccupare di rassicurare i magistrati che ora temono una valanga di richieste di risarcimento. «Appreziamo molto la decisione dell’Anm di non scioperare», ha detto Walter Verini. Il relatore Danilo Leva, ha precisato che «la legge sana un vulnus presente nel nostro ordinamento per altro oggetto di una procedura d’infrazione della Corte europea». Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera, ex pm, ha cercato di rassicurare le toghe che ha conosciuto da vicino quando era segretario generale del Csm: «Il travisamento del fatto rappresenta un danno solo quando sarà macroscopico, evidente e non richieda approfondimenti».
Entusiasti i rappresentanti di Area popolare guidati dal sottosegretario alla Giustizia Enrico Costa che rivendicano la vittoria di aver ottenuto l’abolizione del filtro di ammissibilità per le richieste di risarcimento .
Dino Martirano
Superata la prova parlamentare ora per il governo inizia la parte più difficile del confronto permanente con l’Associazione nazionale magistrati che non mancherà di monitorare al millimetro gli effetti della nuova disciplina. La prima reazione dell’Anm parla di «pessimo segnale, legge contro i magistrati». Magistratura Indipendente (la corrente di centrodestra che fa capo al sottosegretario Cosimo Ferri) ha rilanciato la proposta di uno sciopero con «la raccolta di firme per la convocazione di un’assemblea dell’Anm che decida iniziative di protesta contro la riforma». Il ministro Orlando non ha voluto chiudere tutte le porte davanti alle toghe: «Con grande laicità valuteremo gli effetti della prima applicazione. Siamo disponibili a correggere i punti segnalati».
In Aula, solo i grillini hanno fatto muro intorno ai magistrati. «Votiamo no perché questa è una legge intimidatoria», ha argomentato in un appassionato intervento Alfonso Bonafede che però si è dovuto arrampicare sugli specchi per spiegare la conversione ad «U» del M5S: «Al Senato il voto del Movimento è stato favorevole perché avevamo ottenuto l’esclusione della responsabilità diretta e segnali di apertura sulle modifiche da fare qui alla Camera».
Per Orlando, però, il provvedimento che modifica dopo 26 anni la legge Vassalli imposta dal referendum del 1987, «è un reale punto di equilibrio». Orlando, poi, non accetta le accuse lanciate dal M5S: «Io rifiuto l’argomento della intimidazione quando si parla di inchieste che vogliono intimidire la politica, ma rifiuto l’argomento dell’intimidazione anche quando si fanno leggi che servono a risarcire cittadini».
Mezzo Pd, comunque, si è dovuto preoccupare di rassicurare i magistrati che ora temono una valanga di richieste di risarcimento. «Appreziamo molto la decisione dell’Anm di non scioperare», ha detto Walter Verini. Il relatore Danilo Leva, ha precisato che «la legge sana un vulnus presente nel nostro ordinamento per altro oggetto di una procedura d’infrazione della Corte europea». Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera, ex pm, ha cercato di rassicurare le toghe che ha conosciuto da vicino quando era segretario generale del Csm: «Il travisamento del fatto rappresenta un danno solo quando sarà macroscopico, evidente e non richieda approfondimenti».
Entusiasti i rappresentanti di Area popolare guidati dal sottosegretario alla Giustizia Enrico Costa che rivendicano la vittoria di aver ottenuto l’abolizione del filtro di ammissibilità per le richieste di risarcimento .
Dino Martirano
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