La gente in piazza ritrova l’unità «Non siamo una colonia tedesca»

La gente in piazza ritrova l’unità «Non siamo una colonia tedesca»

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ATENE «Guardateci, siamo di nuovo uniti, questo è il nostro Parlamento e questa è la nostra bandiera. Siamo il popolo greco. Se dobbiamo morire di fame, moriremo con orgoglio». Jeans, giubbino di pelle nera e una sigaretta tra le dita, Marios Giannakopoulos guarda la folla crescere in Piazza Syntagma, il cuore politico di Atene ai piedi dell’Acropoli e a due passi dal tempio di Zeus Olimpio. Arrivano in migliaia alla manifestazione nata su Facebook per esprimere solidarietà al governo. Una prima assoluta. «L’assedio» titola in prima pagina il quotidiano popolare Ethnos, «Non siamo una colonia della Merkel» dicono i cartelli scritti a mano, di fretta e con la rabbia che mescola tutto, Germania, troika e Bce. I greci lo sentono, l’assedio, e si stringono al loro leader. «Finalmente uno che tiene testa al Quarto Reich – dice Marios – non lo lasceremo solo. Aiutateci, se non ce la facciamo noi, non ce la farà nessuno. Stasera si radunano anche a Patrasso, quando il 16 febbraio si riuniranno quelli dell’Eurogruppo saremo di più».
Marios ha 59 anni e due figli di 18 e 15 anni, Dimitris e Faris. Gestisce un locale, se la passa «male come tutti, e sono pure separato». Sotto il bianco-azzurro della bandiera abbraccia Labros Bakolias, camionista sessantenne che rilancia: «Non vogliamo padroni e non temiamo ricatti». Marios non si è precipitato in banca a ritirare i risparmi dopo l’annuncio del taglio di liquidità deciso mercoledì sera dal Consiglio direttivo della Bce, «non abbiamo più niente da perdere, sbaglia chi vuol farci la guerra». Stanchi dell’austerità, ma anche della paura. Atene, no panic. Secondo le stime gli istituti che si sono già rivolti al Fondo d’emergenza della Banca centrale greca non hanno chiesto più di due miliardi di euro. Nikos lavora in un ufficio di Eurobank, dopo aver staccato (le banche chiudono alle due del pomeriggio) si ferma al bancomat per ritirare del contante. «Nessun assalto, niente a che vedere con l’ansia del 2012 o dei mesi scorsi». Sulla strada dello shopping dedicata a Ermes dio dei viaggi e del commercio suona un vecchio organetto, nell’antica Agorà ragazzi africani improvvisano un freestyle . Christina, 23 anni e una laurea in design d’interni, fa la commessa in un negozio con i saldi al 50%. «Anche la Bce fa politica, vuole farci pressione e mandare un messaggio a chi deve trattare con noi». Culto del capo, fuga dalla disperazione… il nuovo governo sotto tiro piace ancora di più. Prima delle elezioni del 25 gennaio girava una battuta sulla cricca dei bei tenebrosi di Alexis Tsipras: «I comunisti ci ruberanno le mogli». Ora che Tsipras è premier e al suo fianco fa furore il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, «ci ruberanno anche le madri».
Litsa ha 50 anni, sposata con un insegnante e mamma di due ragazzi, fino a sei mesi fa lavorava nella pubblica amministrazione, ora vende castagne sulla via Syngrou, vicino alla vecchia fabbrica di birra Fix trasformata in galleria d’arte e ancora chiusa. «Tsipras non mi convinceva, adesso sì. In Europa credete che siamo tutti ladri, ma chi ha rubato non ha mai pagato. Vogliamo solo dignità». Sistema le castagne, le avvolge in un foglio di carta, «non le mangi subito, aspetti che si raffreddino».


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