Junc­ker: «Bisogna trovare un’alternativa alla troika

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Crisi del debito . Juncker potrebbe accettare la fine della trojka. Varoufakis e Tsipras in viaggio, per trovare alleati in Europa. Italia e Francia corteggiate. L’obiettivo di Atene: trovare un nuovo accordo al massimo in sei settimane. Obama: ci vuole crescita per poter pagare i debiti. La partita in mano alla Bce

Il pre­si­dente della Com­mis­sione, Jean-Claude Junc­ker, sarebbe d’accordo per “tro­vare un’alternativa” alla Tro­jka, che la Gre­cia non vuole più vedere sbar­care nel suo paese. Lo rife­ri­sce il gior­nale tede­sco Han­del­sblatt: l’istituzione “tec­nica” avrebbe “fatto il suo tempo”. In altri ter­mini, dopo il quan­ti­ta­tive easing della Bce e l’allentamento in corso delle regole sui bud­get, la Com­mis­sione poco per volta accet­te­rebbe l’idea di poli­ti­ciz­zare la discus­sione sull’uscita dalla crisi. E’ que­sta l’intenzione del viag­gio in Europa del mini­stro delle finanze greco, Yanis Varou­fa­kis, che dome­nica ha anti­ci­pato la tappa pari­gina, prima di andare ieri a Lon­dra, dove ha visto il gover­na­tore della Bank of England, Mark Car­ney, che nei giorni scorsi aveva for­te­mente cri­ti­cato il “decen­nio perso” dalla Ue e invi­tato a creare “isti­tu­zioni che per­met­tano di con­di­vi­dere i rischi”. Una cri­tica con­di­visa da Obama: “ad un certo punto, ci vuole una stra­te­gia di cre­scita, per poter rim­bor­sare i debiti”, ha affer­mato domenica.

Dopo Roma, Varou­fa­kis potrebbe andare a Ber­lino e Fran­co­forte. Sono pre­vi­ste anche tappe a Hel­sinki e Bra­ti­slava, capi­tali molto reti­centi a fare con­ces­sioni sul debito greco. Anche Ale­xis Tsi­pras acce­lera i con­tatti: oggi a Roma, domani a Parigi, prima di incon­trare Junc­ker a Bru­xel­les. La Gre­cia punta ad uti­liz­zare al mas­simo le divi­sioni esi­stenti in Europa. Ita­lia e Fran­cia sono in prima linea, visto che i due paesi atten­dono per l’inizio di marzo il ver­detto della Com­mis­sione, che potrebbe deci­dere “san­zioni” per il non rispetto degli impegni.

Ma di qui a marzo molta acqua pas­serà sotto i ponti, a par­tire da gio­vedi’, giorno della pub­bli­ca­zione delle pre­vi­sioni della Com­mis­sione per il 2015–2016. Per Verou­fa­kis in un mese-sei set­ti­mane la Gre­cia potrebbe arri­vare a un nuovo accordo con la Ue. Dome­nica, anche il mini­stro delle finanze fran­cese, Michel Sapin, ha par­lato di “nuovo con­tratto” tra Gre­cia e Ue, pur esclu­dendo una can­cel­la­zione di parte del debito. Per Sapin “è neces­sa­rio dia­lo­gare con le isti­tu­zioni”, per avere “più tempo” e far si’ che “il far­dello sia meno pesante”. Secondo il primo mini­stro fran­cese, Manuel Valls, “tutti capi­scono che le poli­ti­che puni­tive dell’austerità non pos­sono più essere, non devono essere il pro­getto dell’Unione”, dove c’è un “livello troppo debole” della cre­scita e uno “troppo alto” della disoc­cu­pa­zione. “Siamo dispo­sti ad ascol­tare quali sono i pro­getti con­creti del governo greco – ha affer­mato ieri un por­ta­voce della Com­mis­sione – e avere discus­sioni costrut­tive sulle pros­sime misure”. Il tempo stringe, per­ché entro fine feb­braio ad Atene dovrebbe essere ver­sata un’ultima tran­che del piano di “aiuti” sta­bi­lito nel 2012 (7 miliardi, 1,8 dagli stati della zona euro, 3,5 dall’Fmi e il resto è il ver­sa­mento dei pro­venti degli inte­ressi matu­rati dalla Gre­cia presso la Bce).

La Ger­ma­nia resta bar­ri­cata die­tro le sue con­vin­zioni, anche il pre­si­dente dell’Europarlamento, Mar­tin Schultz (Spd), cri­tica la “reto­rica anti-tedesca” del governo greco, defi­nita “miope”. Ma, come afferma il pre­mio Nobel Paul Krug­man, non si puo’ “far uscire il san­gue dalle pie­tre”. La Gre­cia, che è stata spre­muta fino ad arri­vare a un ecce­dente pri­ma­rio del 4,1% quest’anno, dovrebbe desti­nare que­sto sur­plus di bilan­cio al rim­borso del debito (175% del pil, 321 miliardi). La Bce puo’ sof­fo­care la Gre­cia, se vuole, bloc­cando la liqui­dità alle ban­che del paese (rifiu­tan­dosi di accet­tare i cosid­detti “col­la­te­rali” in garan­zia). La minac­cia è stata fatta da un mem­bro del con­si­glio dei gover­na­tori, Erkki Liikannen.

Ma Varou­fa­kis intende ribat­tere allar­gando la que­stione: “con­te­stiamo il pro­gramma non solo per­ché non è buono per la Gre­cia ma per­ché è pes­simo per tutta Europa – ha detto – non dimen­ti­chiamo che non è solo una crisi greca. Abbiamo l’Italia con un debito inso­ste­ni­bile, la Fran­cia che sente sul collo sof­fiare il vento delle defla­zione, per­sino al Ger­ma­nia è entrata in defla­zione”. Biso­gna tro­vare un modo per “sal­vare la fac­cia” di tutti e cam­biare strada, dice Verou­fa­kis, che sug­ge­ri­sce che la “buona stra­te­gia per Sisifo è smet­tere di spin­gere la pie­tra sulla col­lina”. Varou­fa­kis ha comun­que pro­messo che la Gre­cia “non agirà in modo unilaterale”.

Intanto, Atene ha annun­ciato nel fine set­ti­mana di aver scelto la banca Lazard come con­si­gliere sul debito. Lazard aveva già lavo­rato per la Gre­cia nel 2012, quando era stato deciso l’haircut del debito pri­vato. Per Mat­thieu Pigasse, vice-presidente di Lazard Europa, adesso “la ristrut­tu­ra­zione deve riguar­dare il debito pub­blico”, cioè i circa 200 miliardi (sui 321) che sono in mano pub­blica (141,8 dal Fesf, il fondo di sta­bi­lità, 53 miliardi dagli stati della zona euro, oltre ai 27 miliardi in mano alla Bce e 32 dell’Fmi). “Penso che se si tagliasse que­sto debito del 50% — afferma Pigasse – si ridur­rebbe di 100 miliardi e si per­met­te­rebbe alla Gre­cia di ritro­vare un rap­porto debito-Pil accet­ta­bile, intorno al 100–120%”. Pigasse ras­si­cura i con­tri­buenti dei paesi cre­di­tori: “que­sto debito è già stato emesso ed è quindi già incor­po­rato nel rap­porto debito-Pil dei paesi euro­pei. Visto che i soldi son già usciti, non ci sarà nes­sun impatto sul bud­get reale, il solo impatto sarà contabile”.



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