by redazione | 25 Febbraio 2015 10:12
Il rapimento negli ultimi tre giorni di almeno 150 cristiani di denominazione assira nel nordest della Siria segna un nuovo salto di qualità nelle strategie persecutorie dei militanti dello Stato Islamico (Isis).
A fornire le nuove cifre il presidente del Consiglio nazionale siriaco, Bassam Ishak: «Abbiamo verificato che sono almeno 150 le persone rapite». Non solo. Uno dei famigliari dei sequestrati ha denunciato che Isis ha iniziato ad uccidere alcuni ostaggi.
L’estate scorsa, dopo le loro vittorie nella regione di Mosul e le aree di Niniveh che sono la culla dell’antica civiltà cristiana tra Iraq e Siria, i jihadisti dell’Isis avevano posto la popolazione di fronte ad una scelta molto netta: poteva convertirsi all’Islam, oppure restare alle proprie case pagando la «jazia», l’antica forma di tassazione imposta a ebrei e cristiani dalle autorità musulmane. Quasi subito però l’alternativa divenne ancora più drastica: convertirsi, oppure la fuga dalle terre controllate dal «Califfato» perdendo ogni proprietà, compresi i risparmi, i gioielli di famiglia. Chi fosse rimasto sarebbe stato abusato (le donne giovani violentate, i bambini piccoli convertiti) ed eventualmente ucciso. Oggi Isis sembra infine optare per la caccia aperta ai cristiani, visti come nemici da eliminare, «nuovi Crociati» da perseguitare sempre e comunque, senza concedere alcuna alternativa.
Il segnale di allarme più grave era giunto una settimana fa con la diffusione del video di Isis della decapitazione di 21 copti egiziani in Libia. Ora gli eventi siriani paiono confermare le nuove scelte di violenza totale. Isis sui suoi siti abitudinari ufficialmente non conferma. Pure, il suo notiziario online, Al Bayan , parla della cattura di «decine di crociati». Ma i suoi militanti riportano foto e dettagli di blitz mirati a prendere in massa le popolazioni cristiane residenti nella rete di villaggi assiri posti a ridosso delle zone controllate dalla milizia combattente curda siriana (Ypg) e lungo il confine con la Turchia. In particolare, sarebbe stato razziato il villaggio di Tal Tamr con la caccia indiscriminata ai civili.
Pare che Isis voglia scambiarli con i propri uomini prigionieri dei curdi. L’azione avviene in un momento di intensificazione degli scontri tra i curdi e Isis. Ma l’evento rilevante degli ultimi mesi è che adesso accanto ai curdi combattono volontari cristiani, in particolare fedeli della chiesa assira, che stanno costituendo milizie proprie. Non a caso, i cristiani delle zone attaccate cercano riparo nelle regioni curde siriane e specie nelle sue due cittadine più importanti. Oltre 3.000 sarebbero fuggiti a Hassakeh e soprattutto Qamishli, la «capitale» dello Ypg. Un segnale forte del rinnovato desiderio dei cristiani locali di difendersi in modo militare era giunto il 10 febbraio da Londra, dove Bashar Warda, patriarca caldeo di Erbil, aveva chiesto un intervento più deciso dell’Occidente: «Come cattolico mi è difficile dirlo — aveva dichiarato al parlamento inglese — ma i raid non bastano. Occorrono vostre truppe sul terreno».
Lorenzo Cremonesi
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