«In Fiat operai spremuti al 98% Mar­chionne accorci l’orario»

«In Fiat operai spremuti al 98% Mar­chionne accorci l’orario»

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In un discorso di Lan­dini che si rispetti, una stoc­cata a Ser­gio Mar­chionne, l’eterno rivale (oggi forse scal­zato da Renzi), non può mai man­care: «Ho fatto il conto – dice il segre­ta­rio Fiom – Con le mille assun­zioni annun­ciate a Melfi, se cal­co­liamo 8 mila euro di incen­tivi cia­scuna per tre anni, ven­gono fuori parec­chi milioni. Ma Mar­chionne non aveva detto di non volere più aiuti pub­blici? E quelli non sono tutti soldi nostri?». Una bat­tuta, per intro­durre un argo­mento che però resta molto serio, quello del futuro degli sta­bi­li­menti (e dei lavo­ra­tori) Fiat, oggi Fca.
«Dal 2009 abbiamo avuto diversi piani, e soprat­tutto si sono persi 5 mila posti nel gruppo. Adesso è un bene che ci siano nuovi pro­dotti, che con l’euro debole e il prezzo del petro­lio basso si possa ripar­tire – con­cede Lan­dini – ma se a Pomi­gliano non affian­chiamo un altro modello alla Panda, sarà dura far rien­trare quei due­mila ope­rai che oggi non lavorano».

«Ma soprat­tutto – incalza il lea­der delle tute blu Cgil – ci dob­biamo chie­dere: come si lavora oggi in Fiat? Per­ché è un tema che sem­bra can­cel­lato dai nostri discorsi. Negli accordi sulle linee di mon­tag­gio del 1971, la satu­ra­zione di un ope­raio era dell’84%. Per capirci, su un minuto doveva lavo­rare 50 secondi. Oggi siamo al 98%, cioè su un minuto devi lavo­rare 58–59 secondi. E se lo mol­ti­plico per 8 ore, per sei giorni e a volte anche sette, sco­pro insomma che cin­que­mila per­sone di ieri oggi lavo­rano in realtà per 5150. Tutto que­sto per dire che forse ci sono i mar­gini per pen­sare a un nuovo modello orga­niz­za­tivo, come quello che già abbiamo rea­liz­zato in impor­tanti intese alla Car­raro, alla Lam­bor­ghini, alla Ducati di Volk­swa­gen. Aziende dove la Fiom ha la mag­gio­ranza, firma i con­tratti e li fa votare a tutti i lavo­ra­tori, senza esclu­dere nessuno».

Quello a cui pensa Lan­dini è una ridu­zione degli orari, rea­liz­zata appunto in que­gli altri gruppi che ha citato, per aumen­tare l’occupazione: facendo così rien­trare i cas­sin­te­grati Fiat, e magari incre­men­tare i nuovi assunti. «Se invece di 40 ore ne fac­cio 32, visto che ormai siamo su 20 o 21 turni, e si fa pure la dome­nica, a Melfi potrei arri­vare ad assu­mere 1.500 per­sone invece delle mille annunciate».

Infine, un mes­sag­gio il segre­ta­rio Fiom lo manda a Feder­mec­ca­nica, e a Fim e Uilm: «Siamo al rin­novo dei metal­mec­ca­nici, ma non vanno bene le richie­ste di Con­fin­du­stria, che vor­rebbe esten­dere il modello Fiat a tutti, dicendo che si deve poter sce­gliere tra con­tratto nazio­nale e azien­dale. Assurdo anche chie­dere indie­tro gli aumenti ai lavo­ra­tori, come hanno fatto gli indu­striali chi­mici con il pre­te­sto della defla­zione». Lan­dini apprezza le recenti aper­ture della Uilm a tro­vare un ter­ri­to­rio comune, e la invita con la Fim a un confronto.



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