I profitti di McDonald’s si rifugiano in Lussemburgo
Sul menù di McDonald’s c’è un’evasione da un miliardo di dollari»: l’accusa viene da una coalizione di sindacati e associazioni europee e statunitensi, che ieri ha presentato un corposo dossier a Bruxelles. Il titolo dello studio è Unhappy Meal. L’elusione fiscale di McDonald’s in Europa e l’alleanza anti-Mac raccoglie il consorzio di sindacati del comparto pubblico europeo (Epsu) e degli Usa (Seiu), quelli del turismo e del settore alimentare (Effat), la lega di lavoratori americana Change to win, e infine la ong inglese War on Want, che si batte contro la povertà.
Il rapporto riferisce che Mc Donald’s sarebbe già sotto indagine da parte della Commissione europea per un sistema di evasione che, come per tante altre multinazionali, finisce dritto in Lussemburgo. E se di recente il consorzio internazionale di giornalisti ICIJ ha portato alla luce il dossier Luxleaks, che ha messo sotto accusa ben 300 grandi aziende per i loro accordi con il piccolo stato nel cuore dell’Europa — tra cui Pepsi, Ikea e FedEx — dall’altro lato Bruxelles ha già messo nel mirino colossi come Amazon, Google, Apple e l’italiana Fca/Fiat.
L’evasione di McDonald’s, in particolare, su cui l’alleanza di sindacati e associazioni ora chiede ufficialmente di indagare, si formerebbe attraverso il meccanismo delle royalties, ovvero i diritti che i punti vendita in franchising (il 73% del totale in Europa) devono alla casa madre: non solo il 5% sulle vendite, ma spesso anche l’affitto dei locali, visto che la società dei due archi dorati ha in mano anche un discreto patrimonio immobiliare.
McDonald’s, secondo il dossier, convoglierebbe le sue royalties in una controllata lussemburghese, la McD Europe Franchising Sàrl, istituita nel 2009, così da evitare di pagare le tasse nei singoli paesi dove le raccoglie. Cifre non da poco: dal 2009 al 2013 le royalties europee sarebbero state pari a 3,7 miliardi di euro, peraltro in crescita costante anno dopo anno. Se si fossero mantenuti questi diritti nei diversi stati europei, e fossero stati tassati come profitti, si sarebbe avuta nei cinque anni analizzati un’entrata nei bilanci di ben 1,06 miliardi di euro. Una bella somma sottratta al fisco.
E dire che la struttura lussemburghese ha solo 13 impiegati, mentre sempre nel 2009 la McDonald’s spostava il suo quartier generale europeo a Ginevra. Un meccanismo che ha permesso di sottrarre gettito fiscale non solo ai paesi europei, ma perfino agli Usa. Risibili le tasse pagate dalla McDonald’s nei cinque anni analizzati: solo 16 milioni di euro. E ancora più incredibili quelle versate nel 2013 al Lussemburgo, tanto che lo studio le definisce «stupefacenti»: 3.335,33 euro.
Cifra talmente bassa che la coalizione ipotizza addirittura un «patto» tra la multinazionale e le autorità lussemburghesi, per uno sconto ulteriore rispetto alla tassazione standard.
Negli anni della grande crisi, mentre McDo incrementava profitti e royalties (la crescita delle vendite è del 20% dal 2007–2008)), venivano sottratte risorse che gli stati avrebbero potuto investire in welfare.
Certo, il secondo datore di lavoro privato del mondo (1,9 milioni di addetti) dovrebbe porsi forse anche qualche problema etico: Mc Donald’s ha 36 mila punti vendita in tutto il globo, e 7.850 in Europa. Nel nostro continente nel 2013 ha realizzato vendite per 20,3 miliardi di euro, quasi il 40% dei suoi guadagni mondiali. Ma al contrario, si sa che in molti casi i lavoratori risultano precari o sottopagati, spesso con così poche ore a settimana (a volte anche zero) da non poter mettere insieme pranzo e cena.
Pesante anche l’evasione imputata alle attività italiane: con i suoi 500 locali, il McDo nostrano ha incassato secondo il dossier ben 4,6 miliardi di euro nel periodo 2009–2013 (e oltre 1 miliardo nel solo 2013), dovendo royalties pari a 237,8 milioni. L’evasione sarebbe di 74,7 milioni, che sommati ai 149,3 di eventuali sanzioni farebbero ben 224 milioni sottratti al fisco.
Cifra notevole, che avremmo potuto investire per la cassa in deroga, ad esempio, o per la sanità.
In Italia il dossier è stato ripreso da Fp e Filcams Cgil: «Si chiede alla Direzione europea sulla concorrenza — dicono i due sindacati in una nota — di indagare e approfondire il caso Mc Donald’s, alla stregua di quanto si è iniziato a fare per imprese quali Amazon, Fca, Apple o Google. L’obbiettivo è allargare il fronte. Il governo italiano dovrebbe avere tutto l’interesse a scoraggiare pratiche di questo tipo e a farsi parte attiva in Europa».
McDo ha replicato: «Rispettiamo tutte le regole fiscali applicabili: oltre a pagare le tasse sui profitti, versiamo significativi contributi sociali dei dipendenti, le imposte di proprietà sugli immobili, e tutte le altre tasse richieste dalla legge».
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