Gre­cia: si’ dell’Eurogruppo, ma con riserve

Gre­cia: si’ dell’Eurogruppo, ma con riserve

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Gli esami non fini­scono mai per la Gre­cia. Ieri, l’Eurogruppo ha final­mente appro­vato la “lista” pre­sen­tata da Atene lunedi’ notte, pro­prio allo sca­dere dell’ora limite (“ho rice­vuto una mail alle 23,15” ha pre­ci­sato il pre­si­dente Jeroen Dijs­sel­bloem). L’Eurogruppo ha seguito il parere favo­re­vole dei cre­di­tori — Ue, Bce e Fmi — espresso in mat­ti­nata. Ma, ha spie­gato il com­mis­sa­rio agli Affari eco­no­mici e mone­tari, Pierre Mosco­vici, que­sto “non signi­fica che siamo d’accordo su que­ste riforme, siamo pero’ d’accordo sull’approccio, abbiamo evi­tato una crisi, ma restano nume­rose sfide di fronte a noi”. Sulla carta, la Gre­cia ha quat­tro mesi, fino a fine giu­gno, per ridi­scu­tere la que­stione del debito con le “isti­tu­zioni”, il nuovo nome del trio Ue-Bce-Fmi, che ha sosti­tuito l’odiato ter­mine di “tro­jka”. Ma, intanto, per avere la cer­tezza che dal 28 feb­braio, data di sca­denza del secondo piano di aiuti (130 miliardi), ci sarà l’estensione di quat­tro mesi, biso­gna che il pro­getto passi nei par­la­menti dei quat­tro paesi che pre­ve­dono un voto ogni volta che ven­gono impe­gnati denari pub­blici. Sono Olanda, Fin­lan­dia, Esto­nia e Ger­ma­nia. Il Bun­de­stag vota venerdi’, Wol­fgang Schäu­ble ha scritto ai depu­tati per invi­tarli ad appro­vare il piano, in caso di via libera da parte dell’Eurogruppo. Ma, ha pre­ci­sato ieri il suo por­ta­voce Mar­tin Jae­ger, “la let­tera di Atene non con­duce a solu­zioni sostan­ziali”. Riserve sono state emesse anche dall’Fmi: si tratta di un “valido punto di par­tenza”, ma “in vari set­tori” man­cano ras­si­cu­ra­zioni su riforme che erano state impo­ste dal Memo­ran­dum (aumento dell’Iva, abbas­sa­mento delle pen­sioni, pri­va­tiz­za­zioni, riforma al ribasso del lavoro). Anche l’Eurogruppo, dopo l’approvazione, ha voluto aggiun­gere delle rac­co­man­da­zioni: la Gre­cia deve “svi­lup­pare e ampliare la lista delle riforme, sulla base del pre­sente accordo, in stretta coo­pe­ra­zione con le isti­tu­zioni, per per­met­tere una con­clu­sione rapida e favo­re­vole dell’esame”. Difatti, per il ver­sa­mento dell‘ultima tran­che di circa 7 miliardi di euro per la Com­mis­sione “sono attese ulte­riori pre­ci­sa­zioni sulle riforme e saranno con­cor­date fino a fine aprile, in linea con quanto pre­vede la dichia­ra­zione dell’Eurogruppo della scorsa set­ti­mana”. I cre­di­tori sta­ranno attenti sulla pro­messa di lotta alla cor­ru­zione e all’evasione, vec­chie richie­ste della tro­jka e pro­messe che i pre­de­ces­sori di Tsi­pras non erano riu­sciti a met­tere in atto.

Il governo Tsi­pras ha dovuto cor­reg­gere a più riprese la “lista” da pre­sen­tare a Bru­xel­les. Il draft del comu­ni­cato ha fatto varie volte l’andata e ritorno tra Bru­xel­les e Atene, tra venerdi’ e lunedi’. La Gre­cia ha dovuto annac­quare molto la pro­po­sta. Jean-Claude Junc­ker, per esem­pio, ha escluso un aumento del sala­rio minimo. Nel testo resta una frase vaga: si parla di “approc­cio intel­li­gente della nego­zia­zione col­let­tiva sui salari” e “que­sto include la volontà di aumen­tare il sala­rio minimo, pre­ser­vando la com­pe­ti­ti­vità”, men­tre l’ “aumento del sala­rio minimo e il timing saranno decisi in con­cer­ta­zione con le isti­tu­zioni euro­pee e inter­na­zio­nali”. Per Junc­ker, sarebbe stato “inte­ni­bile” poli­ti­ca­mente un sala­rio minimo greco mag­giore di quello “di sei paesi della Ue” (tra cui Slo­vac­chia e Spa­gna), che sono chia­mati a con­tri­buire all’aiuto ad Atene.

La Gre­cia ha incluso nella pro­po­sta dei rife­ri­menti al pro­gramma di Syriza sull’aiuto ai più poveri, ma ha dovuto pre­ci­sare che “la lotta alla crisi uma­ni­ta­ria non avrà effetti nega­tivi sul bilan­cio”. Non ci sono det­ta­gli su que­ste misure, finite in fondo al testo. Inol­tre, sulle pri­va­tiz­za­zioni, Atene ha dovuto accet­tare che non saranno revo­cate quelle già appro­vate e che non tor­nerà indie­tro nep­pure su quelle per le quali è già stato pub­bli­cato il bando. Invece, “rive­drà quelle non ancora lan­ciate, pun­tando a miglio­rare i bene­fici a lungo ter­mine”. Dijs­sel­bloem, che in mat­ti­nata è stato rice­vuto dalla com­mis­sione affari eco­no­mici del Par­la­mento euro­peo, ha pre­ci­sato che la lista è “un primo passo, ma c’è ancora molto da lavo­rare”. Il pre­si­dente dell’Eurogruppo si è anche inter­ro­gato sulla tenuta del governo Tsi­pras: biso­gna vedere se “potrà fare quello che vuole”, ha detto.

L’Eurogruppo si è soprat­tutto pre­oc­cu­pato di otte­nere dalla Gre­cia l’assicurazione che non ver­ranno “prese ini­zia­tive uni­la­te­rali” e che ogni deci­sione sarà presa “in con­sul­ta­zione con le isti­tu­zioni euro­pee”. Dijs­sel­bloem è stato ancora più diretto: “ci deve essere una forte coo­pe­ra­zione, non si pos­sono fare mosse uni­la­te­rali, almeno fino a quando Atene vuole nuovi fondi dall’Eurozona”.

La vera pre­oc­cu­pa­zione è di evi­tare un Gre­xit, che farebbe tre­mare tutto l’edificio dell’euro. Per Chri­stine Lagarde, alla testa dell’Fmi, “l’uscita della Gre­cia dell’euro è fuori discus­sione, faremo di tutto per aiu­tarli” (in que­sto e solo in questo).



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