Gli ateniesi in piazza mobilitati dalla Rete “Prima la gente, poi l’Ue” Polizia con i manifestanti

by redazione | 6 Febbraio 2015 9:59

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 Atene – convocata via Facebook – scende in piazza per protestare contro la Bce. E Alexis Tsipras, rientrato in patria dopo il tour europeo, chiude la porta alla richiesta di rinnegare le promesse elettorali nel nome del compromesso con Bruxelles: «Siamo un Paese sovrano e democratico – ha detto ieri ai parlamentari di Syriza dopo il giuramento del nuovo Parlamento – Abbiamo un contratto con chi ci ha votato e onoreremo i nostri impegni ». Tradotto per i creditori: il programma di governo che verrà presentato da domenica in aula (un’altra partita delicatissima per il premier) dovrebbe contenere le misure – rialzo dello stipendio minimo e assistenza sanitaria universale su tutte – andate di traverso a Berlino.
I greci, almeno per il momento, sembrano ancora schierati al suo fianco. Lo schiaffo di Eurotower ha scatenato una rivolta social nel Paese. Poche ore dopo la decisione di Francoforte, un gruppo di ragazzi ha lanciato via Facebook l’idea di una manifestazione contro Mario Draghi (“No ai ricatti, non abbiamo paura” lo slogan) e di sostegno a Tsipras. Il tam tam virale ha funzionato e in un tramonto luminoso e tiepido – ad Atene ieri c’erano 21 gradi – piazza Syntagma ha ospitato il primo corteo digitale della storia. Migliaia di persone senza bandiere di partito – “La gente conta più dei mercati”, recitava uno dei pochi cartelli issati sopra le teste – a conferma della trasversalità del consenso anti-austerity di Syriza. Tutti pigiati sulle scale di fronte al Parlamento aperte al pubblico per decisione del governo pochi giorni fa con l’eliminazione delle transenne anti-contestatori piazzate da Antonis Samaras nel 2012. La polizia ha seguito la manifestazione da lontano e con discrezione, quasi fosse schierata a fianco dei manifestanti.
Tsipras però non si fa troppe illusioni. E sa che la strada è in salita, non solo in Europa ma anche quando gioca in casa. Ieri gli esperti economici di Syriza hanno aperto un filo diretto con la banca centrale per verificare se lo stop della Bce all’uso di titoli di Stato ellenici come garanzia per finanziamenti al sistema creditizio avesse scatenato – come temono in molti – una corsa ai Bancomat. Dati ufficiali non ce ne sono ma fonti vicine al partito confermavano in effetti un timido rialzo, pur se ancora non da allarme rosso, di prelievi. «I depositi sono al sicuro», ha provato a gettare acqua sul fuoco il Governatore Yannis Stournaras. Ma i risparmiatori hanno buona memoria e non dimenticano che la stessa rassicurazione era stata fatta ai ciprioti pochi giorni prima che il Paese mettesse dalla sera alla mattina rigidi controlli sui capitali usando poi le cifre oltre i 100mila euro sui conti correnti per salvare le banche nazionali.
Il primo cruccio del premier – che il 9 maggio su invito di Vladimir Putin sarà in visita ufficiale a Mosca – è però quello della fiducia al governo in Parlamento. L’iter partirà domenica per concludersi con un voto martedì. Sulla carta non c’è storia. La strana coppia rosso-nera Syriza-Anel ha in aula 162 voti su 300. Il passaggio però è lo stesso molto delicato e Tsipras dovrà stare attento a calibrare anche le virgole. Se il programma dell’esecutivo replicherà in fotocopia quello presentato agli elettori – luce e pasti gratis ai poveri, riassunzione di chi è stato licenziato senza giustificazione, ritorno ai contratti collettivi e stop alle privatizzazioni, per capirsi – Bruxelles e Bce potrebbero far saltare subito il tavolo dei negoziati, spingendo Atene verso il default. Se invece farà qualche concessione di troppo ai creditori, rischia di scatenare la rivolta interna al suo partito dove l’ala più massimalista e di sinistra (su alcuni punti più rigida di Wolfgang Schauble) ha già mal digerito l’alleanza con la destra di Panos Kammenos.
La strada insomma è molto stretta. E il rischio di incidenti di percorso è altissimo. Il rischio, dicono i catastrofisti, è che il Paese sia costretto a tornare subito a nuove elezioni in caso di divisioni interne a Syriza, con conseguenze politiche e sociali (Alba Dorata è pronta a monetizzare i guai altrui) che nessuno vuole nemmeno immaginare. Incassata la fiducia, Tsipras dovrebbe presentare mercoledì il nome del candidato alla Presidenza della Repubblica. Qualche giorno fa si era ipotizzato il nome affascinante del regista Costa Gavras. Il premier però potrebbe calare un asso a sorpresa: un candidato del centrodestra, nel nome dell’unità nazionale. Qualche avances sarebbe stata fatta a Kostas Karamanlis, ex premier e “totem” di Nea Demokratia. La scelta però potrebbe cadere su Dimitris Avramopoulos, commissario agli Affari Interni della Ue, altro uomo del partito dell’ex nemico Samaras. Il senso della scelta sarebbe chiaro: la partita per salvare la Grecia è delicatissima. E, nel nome della realpolitik, c’è bisogno davvero di tutti.
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