by redazione | 25 Febbraio 2015 13:31
Elezioni legislative finite male per il Fidesz. Domenica scorsa il partito guida del governo ungherese è stato sconfitto a Veszprém, nell’Ungheria occidentale, dove si è votato per l’assegnazione di un seggio rimasto vacante da che l’ex ministro della Giustizia Tibor Navracsics è diventato commissario europeo.
A prevalere è stato Zoltán Kész, candidato indipendente sostenuto dai partiti dell’opposizione democratica. Docente universitario, Kész ha adottato come slogan della sua campagna elettorale l’invito a smontare la maggioranza di due terzi che soffoca il paese e ottenuto il 43% dei voti superando di nove punti percentuali Lajos Némedi, candidato del Fidesz e vicesindaco della città.
Con questa sconfitta il Fidesz perde il seggio messo in palio al voto di domenica e si ritrova con 132 deputati all’Assemblea nazionale su 199, senza più la maggioranza parlamentare di due terzi con la quale, negli anni scorsi, le forze governative avevano riscritto e fatto approvare la Costituzione e ridefinito la struttura dello Stato in modo illiberale e quindi antidemocratico, secondo l’opposizione.
Zoltán Kész ha promesso di lottare tenacemente contro la corruzione generalizzata di cui viene accusato l’esecutivo; il concorrente sconfitto ha affermato che occorre accettare democraticamente l’esito delle elezioni e farne un motivo di riflessione. A suo avviso, però, occorre continuare a lavorare al progetto politico intrapreso dal governo nel 2010, anno della sua schiacciante vittoria sui socialisti.
Il risultato di questo test elettorale è significativo dal momento che è stato ottenuto in una circoscrizione considerata tradizionalmente roccaforte del Fidesz. La vittoria di Kész che i sondaggi della vigilia davano in leggero vantaggio sul suo avversario, è una testimonianza del calo di consensi di cui soffrono le forze governative. Queste ultime, al voto politico dello scorso aprile, avevano vinto le elezioni dovendo però registrare una diminuzione dei voti a esse destinati rispetto alle legislative di quattro anni prima. Il calo del sostegno al Fidesz-KDNP sembra però più dovuto a scricchiolii interni e al deterioramento del rapporto di fiducia con una parte dell’elettorato, che agli argomenti di un’opposizione sempre divisa e disarticolata.
Quest’ultima esulta e considera il risultato di domenica scorsa come un segno dei cambiamenti in corso nell’opinione pubblica, in termini di orientamento politico, ma è ancora incapace di offrire agli elettori una proposta alternativa concreta alle scelte fatte dall’esecutivo. Il primo ministro Viktor Orbán viene accusato dai suoi avversari di aver imposto al paese un’involuzione autoritaria e antidemocratica e di averlo allontanato dall’Europa. La società ungherese continua, dal canto suo, a far registrare al suo interno tensioni e divisioni profonde che nessun governo è riuscito a ridurre. Divisioni motivate da aspetti di carattere economico e politico che sono il chiaro segno di un mancato processo di pacificazione nazionale.
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