Expo, dal catering ai servizi rilievi per 8 appalti su 10 Ma Cantone: ce la faremo
by redazione | 6 Febbraio 2015 10:07
ROMA Gestione del catering, servizi di vigilanza, allestimento dei padiglioni, lavori di pulizia e manutenzione: l’80 per cento delle procedure di appalto dell’Expo di Milano superiori a 40 mila euro ha subito «rilievi». E per quattro gare è stato sollecitato il commissariamento. In due casi i decreti sono già stati emessi, gli altri due sono in attesa di decisione. A tre mesi dall’avvio dell’Esposizione, l’Autorità nazionale anticorruzione traccia il bilancio dell’attività di controllo avviata nel giugno scorso. La relazione racconta quanto accaduto in questi mesi, dopo gli arresti ordinati dai giudici milanesi che avevano coinvolto alcuni manager chiamati a gestire l’evento e fatto emergere dubbi sulla possibilità di far svolgere la manifestazione che porterà in Lombardia milioni di visitatori. C’è ancora molto da fare, ma il presidente Raffaele Cantone è sicuro: «Ce la faremo. La collaborazione con i vertici di Expo sta funzionando, l’importante è recepire in fretta le indicazioni che arrivano dal nostro ufficio». Non sono le uniche. Altre misure sono state prese per contrastare le infiltrazioni mafiose che, come risulta dal bilancio del Comitato di sorveglianza delle Grandi Opere del Viminale, «sono soprattutto di matrice ‘ndranghetista».
Bandi e convenzioni
Sotto la lente degli specialisti guidati da Cantone sono finite «93 procedure tra bandi, accordi transattivi, varianti, contratti di sponsorizzazione, convenzioni, nomina di commissioni giudicatrici, aggiudicazioni e controlli a campione», oltre a «10 casi sui quali sono stati chiesti chiarimenti alla Stazione Appaltante». I «rilievi di legittimità o opportunità hanno riguardato 72 pratiche» e finora Expo 2015 ha già recepito le indicazioni in 17 casi modificando gli atti di gara. Le contestazioni riguardano soprattutto la stesura dei bandi, ma in alcuni casi sono risultate irregolari anche le procedure utilizzate per l’affidamento dei servizi, quelle relative ai contratti di sponsorizzazione, oppure delle forniture. E così si è deciso di intervenire chiedendo modifiche urgenti in modo da ottenere contratti «blindati» rispetto alla possibilità che l’affidamento dell’appalto sia avvenuto in cambio di soldi o favori.
Non a caso nella relazione si parla esplicitamente di un’attività di controllo che aveva quattro obiettivi: «Affinare la trasparenza e l’ accountability delle procedure; aumentare la fiducia da parte degli investitori e di tutti gli attori e portatori di interesse; identificare le potenziali cause e le eventuali manifestazioni della corruzione in un’ottica di prevenzione e contrasto; rafforzare il know-how in materia di prevenzione e contrasto alla corruzione».
L’incognita «varianti»
Cantone appare fiducioso, ma non nasconde i problemi legati alle varianti relative ad appalti già approvati prima che la sua Autorità entrasse in funzione e invece risultati irregolari. «Ci sono ancora incognite relative a Piastra e a Palazzo Italia, stiamo lavorando sulle transazioni e attendiamo il parere dell’avvocatura dello Stato. Bisogna trovare assolutamente una soluzione. I lavori stanno comunque andando avanti e dunque siamo fiduciosi sul fatto che alla fine riusciremo a raggiungere il risultato risolvendo tutti i problemi».
In realtà il vero problema secondo il presidente dell’Autorità anticorruzione riguarda «la trasparenza. Lo abbiamo detto e ripetuto: abbiamo fatto grandi passi in avanti, ma ci sono ancora delle criticità che devono essere affrontate». Di tutto questo si sta occupando il pool di specialisti della Guardia di Finanza che collabora con Cantone verificando ogni documento e intervenendo anche sui contratti di valore inferiore ai 40 mila euro che potrebbero però nascondere accordi illeciti.
I controlli Antimafia
Verifiche che spesso si intrecciano con quelle disposte dal ministero dell’Interno per impedire alle cosche mafiose di ottenere lavori e incarichi. Un tentativo non sempre riuscito visto che, come confermano al Comitato di controllo del Viminale, «fino al 31 dicembre 2014, sono state adottate 66 informazioni interdittive antimafia relative a 46 imprese, coinvolte a vario titolo in opere essenziali o connesse allo svolgimento di Expo 2015».
I contratti «superano» il valore di 120 milioni di euro e questo dato basta a fornire la dimensione dell’affare che ha interessato la criminalità organizzata. Questo fiume di soldi comprende anche i cosiddetti contratti «sotto-soglia», cioè di valore inferiore ai 150 mila euro, che secondo la normativa non dovrebbero essere assoggettati a controlli antimafia e rappresentano il 30 per cento del totale. In particolare sono subappalti o contratti laterali nei quali la ‘ndrangheta sembra essere riuscita a ottenere la fetta più consistente.