Conti in Svizzera, ecco i nomi

Conti in Svizzera, ecco i nomi

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Il quotidiano francese Le Monde ha messo online ieri sera i primi contenuti di una grande inchiesta volta a rivelare un sistema di evasione fiscale mondiale condotto grazie ai servizi della banca britannica Hsbc attraverso la filiale svizzera Hsbc Private Bank, basata a Ginevra. Sotto il nome di «SwissLeaks» Le Monde e circa 60 organi di stampa internazionali (per l’Italia L’Espresso ), con il coordinamento del consorzio di giornalismo investigativo «Icij» basato a Washington, rivelano che circa 180 miliardi di euro sarebbero passati a Ginevra tra il novembre 2006 e il marzo 2007, appartenenti a oltre 100 mila clienti (dei quali circa 7.000 italiani).
La lista Falciani
L’ex dipendente della banca Hervé Falciani aveva già consegnato alle autorità francesi una lista con circa 3.000 nomi di evasori fiscali francesi. Le nuove rivelazioni riguarderebbero tutte le persone coinvolte in tutto il mondo dal sistema messo in piedi dalla banca britannica. Tra le quali gli attori John Malkovich e Gad Elmaleh, il re del Marocco Mohammed VI oggi in visita a Parigi e quello giordano Abdullah II, i cantanti Phil Collins e Tina Turner, gli sportivi Fernando Alonso e Valentino Rossi, Flavio Briatore e lo stilista Valentino, l’attrice Joan Collins e la modella Elle McPherson, il banchiere spagnolo Emilio Botín (morto nel settembre 2014) del Banco Santander. Il consorzio «Icij» precisa peraltro che la presenza di alcuni nomi nell’inchiesta non significa automaticamente che abbiano commesso reati, o che non abbiano regolarizzato la loro posizione con i rispettivi governi.
Il pittore
In uno dei dossier, un funzionario della Hsbc parla di come un finanziere residente a Londra, indicato con il nome in codice di «Painter» (pittore, ndr ), potrebbe evadere il Fisco italiano assieme al suo partner. «Il rischio per i due è, naturalmente, che una volta tornati in Italia le autorità fiscali britanniche trasferiscano le informazioni a quelle italiane. Il mio parere sulla faccenda è che chiaramente il rischio esisteva».
La classifica
Per numero di clienti (7.499) l’Italia è al quinto posto nella classifica dei Paesi che più hanno fatto ricorso ai servizi della Hsbc. Al primo posto c’è la Svizzera (11.235 clienti), seguita da Francia (9.187), Regno Unito (8.848) e Brasile (8.667). Quanto alle somme tenute in Svizzera l’Italia è al settimo posto con 7,4 miliardi di dollari. Il singolo cliente italiano con la maggiore quantità di denaro affidata alla Hsbc Private Bank teneva a Ginevra un miliardo e 200 milioni di dollari.
Gli italiani
Tra le personalità più note, Flavio Briatore nel periodo 2006-2007 aveva 38 conti per un totale di 73 milioni di dollari. Il legale di Briatore, Philippe Oukra, ha dichiarato all’Icij che quelle cifre «risalgono a più di 10 anni fa con la conseguenza che il signor Briatore non è in grado di confermare o negare i dettagli delle vostre asserzioni. Il signor Briatore può confermare che lui e alcune sue compagnie — alcune delle quali erano guidate dalla Svizzera — hanno tenuto alcuni conti bancari in Svizzera, in modo perfettamente legale e rispettando tutte le leggi e regolamenti fiscali». L’Icij ha fatto notare che cinque conti erano ancora aperti nel 2008, ma il legale ha risposto che «il signor Briatore non farà ulteriori commenti». Un altro celebre cliente italiano è lo stilista Valentino Garavani, legato ad almeno nove conti attraverso il numero in codice «3326 CR», creato nel 2001, che vantava 108,4 milioni di dollari nel 2006-2007.
La difesa della banca
Interpellata dal giornale britannico The Guardian , la banca Hsbc ha ammesso che ci sono stati comportamenti irregolari da parte della filiale svizzera, ma ha cercato di salvare la propria immagine sottolineando che per molti anni dopo l’acquisto nel 1999 la Hsbc Private Bank di Ginevra è rimasta sostanzialmente indipendente all’interno del gruppo e questo ha significato «standard molto più bassi in termine di controllo». Uno degli aspetti più interessanti dell’inchiesta è che viene mostrata la diffusione di massa del sistema di evasione fiscale: le celebrità usano gli stessi metodi di facoltosi liberi professionisti, mercanti d’armi o esportatori di diamanti di contrabbando, e di personaggi sospettati di finanziare il terrorismo di Al Qaeda.
La «catena d’oro» di Osama
Nel marzo 2002, pochi mesi dopo gli attentati dell’11 settembre, le forze speciali bosniache fecero irruzione nella «Fondazione internazionale di beneficenza» di Sarajevo, dove trovarono un file intitolato «La storia di Osama» che conteneva una ventina di nomi, considerati i finanziatori più importanti di Al Qaeda. Quella rete venne soprannominata «La catena d’oro». Tredici anni dopo quella scoperta, l’inchiesta SwissLeaks rivela che quelle personalità molto influenti in Arabia Saudita facevano passare il denaro presso la filiale svizzera della Hsbc. Secondo il quotidiano di Zurigo Tages-Anzeiger, in almeno tre casi la banca ha continuato a fare affari con personalità pubblicamente sospettate di finanziare il terrorismo islamico.
Cartelli della droga
La banca di Ginevra avrebbe avuto un ruolo più o meno consapevole nella relazione d’affari tra una banda di trafficanti di ecstasy di Atlanta, negli Stati Uniti, e un mercante d’armi israeliano. Questi, a sua volta, con dei contatti tra i cartelli della droga messicani. Vista la mole straordinaria delle persone coinvolte e la gravità dei loro traffici, è da supporre che la Hsbc Private Bank non sia intervenuta nel merito degli affari, ma abbia deliberatamente omesso di controllare la loro liceità, anche quando alcuni segnali avrebbero dovuto mettere sull’allerta.
L’attivismo di Hsbc
I funzionari della filiale svizzera Hsbc avrebbero contattato a partire del 2005 persone con patrimoni superiori a un minimo di un milione di euro, proponendo loro di nascondere il denaro attraverso società fantasma basate di solito a Panama o alle Isole vergini britanniche. Lo scopo era ingannare le amministrazioni fiscali nazionali evitando alcune tasse come per esempio la Eu Savings Directive introdotta dopo i negoziati tra Europa e Svizzera.
I conti siriani
Il cugino del dittatore siriano Bashar al Assad, Rami Makhlouf, teneva nel 2006 diversi conti presso la Hsbc di Ginevra, per un totale di 27 milioni di euro. Nel 2008 è stato accusato dal Dipartimento del Tesoro americano di essere al centro di una rete di corruzione in Siria, nel 2011 è stato messo nella lista nera delle personalità colpite da sanzioni dall’Unione europea e nel 2013 in quella della Svizzera. Suo fratello Eyad Makhlouf è coinvolto in violenze contro le popolazioni civili. Nel 2006 aveva un conto con 1,3 milioni di dollari e nel suo dossier, aperto nell’anno 2000, un funzionario Hsbc aveva scritto in stampatello tutto maiuscolo «He is captain in the Army», un modo sbrigativo ma efficace per segnalare che si trattava di un cliente da trattare con particolare riguardo.
Stefano Montefiori


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